Cose cattive, il nuovo romanzo di Miriam Palombi, immerge i lettori in una storia di folklore oscuro e orrore gotico

Infanzia e incubo si incontrano
Cose cattive, la nuova opera di Miriam Palombi, affonda le sue radici nei territori più oscuri dell’immaginario collettivo, là dove la fiaba smette di rassicurare e diventa minaccia. Un brefotrofio (istituto che ospita neonati abbandonati o non riconosciuti alla nascita) isolato nella campagna inglese. Un ragazzino rimasto solo al mondo e un’antica presenza che si insinua nel silenzio delle mura. Da queste premesse si sviluppa un racconto cupo, con radici che affondano nelle paure tipiche dell’infanzia.
La storia, dunque, si apre al St. Grace and Mercy, istituto per bambini abbandonati, immerso in un paesaggio bucolico che nasconde inquietudini profonde. Qui arriva Benjamin, orfano dotato di una sensibilità particolare, che fin da subito percepisce che qualcosa non va. Figure ambigue si muovono nei corridoi, suoni inspiegabili emergono nella notte e una vecchia filastrocca, tramandata sottovoce, suggerisce un culto arcaico legato a una divinità pagana dimenticata.
A questo punto, il confine tra realtà e incubo si fa labile. Benjamin dovrà scavare nella storia dell’edificio e nella propria paura per affrontare ciò che si cela dietro le apparenze. A guidarlo è Archibald Morgestein, un antiquario che sembra sapere più di quanto ammetta, custode di oggetti bizzarri e terrificanti, forse l’unica risorsa utile per affrontare l’ignoto.
Con questo romanzo, Palombi continua il suo percorso all’interno di un horror che dialoga con il mito, con l’infanzia e con i territori della memoria, rielaborando atmosfere gotiche e suggestioni folkloriche. La paura, qui, non è solo mostro o apparizione, ma anche l’eco di un passato che non è mai davvero sepolto. Perché, come cita il libro stesso, “Alcune favole hanno il cuore più nero dell’inchiostro con cui sono scritte.”
Cose Cattive, che presenta una cover realizzata da Candida Corsi, è edito da DZ (Dark Zone) Edizioni, che recentemente ha anche presentato Berenice, di Cristiano Montanari
Appassionata di scrittura ed innamorata della cultura giapponese, trovo ispirazione sia nei racconti in cui mi immergo sia nei videogiochi che esploro. Attraverso manga, anime e la ricca tradizione artistica del Giappone, coltivo la mia creatività e la mia curiosità per mondi nuovi e avvincenti.