Kaijin L’ombra di cenere: il demone dietro la maschera

La storia di un gokenin e il suo fedele servitore, da tutti conosciuto come “il demone”. Un racconto poetico, dove feroci samurai, tradizioni e crudeltà, si intrecciano a segreti inconfessabili, lealtà cieca e amicizia!
Edito Idrovolante Edizioni, Kaijin L’ombra di cenere è un’opera di 209 pagine dell’autrice Linda Lercari.
Il romanzo è introspettivo e storico, anche se mancano molti riferimenti agli eventi del periodo. La trama è costellata di elementi di folklore, cultura e storia giapponesi, che si dispiegano in una prosa semplice, ma delicata e intrisa di poeticità, finanche nelle scene e nei momenti più crudi e violenti.
La vicenda si apre in un luogo non ben precisato del Giappone, nell’anno 1330.
Nel bel mezzo della battaglia, il gokenin Momokushi Yohisada raggiunge il suo generale morente, il demone Hakashinjitsu. Poco prima di morire, le sue ultime parole lasceranno un segno profondo in Momokushi, che non troverà pace finché non risolverà il mistero.
Il riscatto, l’onore e un amore inconfessabile
“Sono un’ombra, la sua ombra, fra i ciliegi in fiore, fra i petali caduti, fra le dame, fra i soldati in guerra, fra i caduti in battaglia. Sempre al suo fianco, ombra e null’altro. Mu, per sempre.” – Hakashinjitsu
Nessuno, ovvero 無 mu. È così che il samurai Hakashinjitsu si definisce.
Egli è un guerriero rispettato e temuto per la sua ferocia in battaglia, tale da essere conosciuto da tutti come il “demone”. Egli è fedele servitore del nobile gokenin Momokushi, il quale ammira non solo le abilità di Haka, ma anche la sua umiltà e lealtà.
La loro amicizia inizia quando, da bambino, Hakashinjitsu, un contadino debole, mostra un coraggio straordinario affrontando un gruppo di teppisti. Momokushi, colpito dalla sua forza, gli offre la possibilità di diventare samurai, sfidando le rigide convenzioni sociali. Haka accetta e, pur divenendo un guerriero temuto, mantiene la sua umiltà e le tradizioni contadine.
Il legame tra i due cresce nel tempo, con Momo che considera Haka un prezioso consigliere. La sua relazione con la concubina Himitsushuei e il suo stile di vita semplice, lontano dai lussi, suscitano stupore tra i samurai ma guadagnano il rispetto di Momokushi.
“[…] Mi ha detto di quando vi ha visto la prima volta, circondato dal sole come un giovane dio. Mi ha raccontato di come lo avete strappato alla miseria e alla violenza di una famiglia povera e crudele; ma non era la gratitudine a nutrire tanta fedeltà.” – Himitsushuei
Tuttavia, le ultime parole di Haka pronunciate al suo signore poco prima di morire mettono in discussione la profondità della loro amicizia. Queste porteranno Momokushi a interrogarsi su chi fosse veramente il suo amico, e a mettere in dubbio il loro legame.
Un piccolo cofanetto con oggetti appartenuti ad Haka, consegnato a Momo dalla vedova Himitsushuei, diventa l’oggetto di una riflessione più profonda per Momokushi. Mentre esplora questi frammenti del passato di Haka, inizia a capire che l’amico che conosceva non era solo un guerriero leale, ma anche una persona con sentimenti e desideri inconfessabili.
Questo viaggio introspettivo lo porterà dove tutto è iniziato, in un giardino di mandorli. E lì, una scoperta sconcertante gli farà mettere in discussione tutto ciò che pensava di sapere sulla sua amicizia e sull’identità di Haka.
Punti di forza e criticità dell’opera
Lo stile di scrittura
A colpire fin da subito sono la delicatezza e l’introspettività della prosa di Linda Lercari. Pregevole è la profondità e la sensibilità nell’esplorare gli animi e i tumulti dei due protagonisti. Momo e Haka sono ben caratterizzati e riescono a coinvolgere il lettore nei loro conflitti interiori. I flussi di coscienza e le loro azioni sono presentati in modo tale da permettere al lettore di sintonizzarsi con loro, soprattutto con Momokushi.
Le descrizioni di Kaijin L’ombra di cenere sono attente, quasi accademiche, nel voler riportare con accuratezza dettagli e sfaccettature delle tradizioni, usi e costumi giapponesi dell’epoca Kamakura.
In generale, la scrittura è semplice e ricca di immagini evocative (come i campi di battaglia, i ciliegi in fiore e il giardino di mandorli), fortemente focalizzata sulla natura e sui dettagli quotidiani. Richiama in un certo qual modo lo stile degli haiku (brevi componimenti giapponesi), offrendo così una dimensione lirica alla narrazione.
Ma il contesto storico?
L’ambientazione di Kaijin L’ombra di cenere è senza dubbio affascinante.
Il Giappone del periodo Kamakura del 1330, tre anni prima della caduta dello Shogunato, con le sue tradizioni, credenze e simbolismi, conferisce interesse alla trama. L’inserimento di riferimenti a elementi di folklore e cultura giapponese, come la dea Inari, gli haiku, i fiori di ciliegio o il dio della montagna, aggiunge un tocco poetico che rende il romanzo ancora più affascinante.
Anche l’eredità di Hakashinjitsu, i reperti del suo passato vissuto al fianco di Momokushi (come il tenugui, il kogai e il netsuke, rispettivamente un asciugamano, uno spillo e una scultura), inseriscono interessanti accenni alla cultura giapponese, descritti con cura per garantirne la comprensione anche ai neofiti.
Peccato che l’opera non si addentri troppo nei dettagli storici o politici del periodo.
Non vengono forniti dettagli sul villaggio o sul contesto geografico, né viene approfondita la storia del clan Yohisada di Momokushi. Di lui sappiamo solo che è un gokenin (御家人), ovvero quei samurai che prestavano servizio direttamente sotto lo shogun, o sotto i daimyo (signori locali) durante il periodo Kamakura.
Sebbene i riferimenti storici, come quello fatto a Yoshikaga Takauji (fondatore dello shogunato Ashikaga, che governò il Giappone dal XIV al XVI secolo), siano presenti, rimangono vaghi e non arricchiscono la trama.
Il contesto storico è quindi subordinato alla relazione tra i protagonisti. Sebbene la cosa non comprometta la trama principale, potrebbe deludere quella categoria di lettori appassionata e interessata al periodo storico di riferimento.
I personaggi e la loro evoluzione
La relazione tra Momokushi e Hakashinjitsu è il cuore pulsante della storia.
La dinamica tra il gokenin e il suo “demone” è affascinante, con un equilibrio ben pensato tra il guerriero spietato e l’uomo umile e sensibile, ossia le due facce di Hakashinjitsu. Questo contrasto crea tensione e approfondisce il legame tra i due, conferendo ulteriore emozione al viaggio di Momo nel suo passato e alle rivelazioni finali sull’identità di Haka.
È interessante notare il cambiamento di Momo, che passa dall’iniziale ignoranza alla consapevolezza di sé, intraprendendo un viaggio alla ricerca della verità.
Infatti, Momo non si limita a scoprire la storia di Hakashinjitsu. Egli scopre anche sé stesso, rendendosi conto che il legame con Haka era più forte e profondo di quanto immaginasse. Soprattutto, si ritrova a dover fare i conti con le sue paure, ovvero i suoi sentimenti per Haka, alimentate dalle regole e tradizioni che hanno plasmato la sua figura di gokenin tanto rispettato.
Dall’altro lato, Hakashinjitsu è un personaggio tragico, il cui destino mette in luce le difficili condizioni a cui era destinato dalla propria origine. Le scelte e i finali che gli sarebbero spettati, se non avesse incontrato Momo, lo avrebbero condotto a una vita difficile, se non addirittura alla morte. Invece, ha potuto fare tabula rasa del suo passato: ha bruciato la propria identità precedente, preso le sue ceneri e con esse costruito il suo riscatto, diventando il demone Hakashinjitsu.
Non possiamo mai rinnegare le nostre origini e la nostra vera essenza. Tentare di cancellare il passato ci condanna a un’esistenza incompleta. E, infatti, nonostante la gratitudine per la nuova vita, Haka non ha mai potuto vivere pienamente, rimanendo sempre nascosto nell’ombra di ciò che era e dei suoi sentimenti per Momo, che lo hanno accompagnato fino alla fine.
In questo senso, il titolo Kaijin L’ombra di cenere racchiude perfettamente l’essenza di Hakashinjitsu. “Kaijin” è infatti un gioco di parole che unisce due letture giapponesi: 怪人 kaijin, che significa “persona misteriosa”, e 灰塵 kaijin, che indica “cenere e polvere”. Un titolo che simboleggia la sua natura sfuggente, segnata da un passato che non può essere dimenticato.
La rivelazione finale
La conclusione del romanzo, per quanto emotiva, potrebbe sembrare un po’ anticlimatica.
A lasciare particolari perplessità è il fatto che, in più di sessant’anni, in Momokushi non sia mai sorto il benché minimo sospetto riguardo non solo i sentimenti di Haka, ma soprattutto sulla vera identità che si celava dietro la maschera del demone.
Infine, il passaggio dal conflitto interiore di Momo alla scoperta finale appare un po’ troppo rapido. Un po’ più di tempo dedicato alla riflessione finale di Momokushi su ciò che ha scoperto avrebbe aggiunto maggiore impatto emotivo alla conclusione.
Quando la prosa supera la trama
Kaijin L’ombra di cenere affascina con la sua prosa elegante e poetica, ma ci sono diverse criticità che ne minano l’esperienza complessiva.
Lo stile dell’autrice è sicuramente coinvolgente, creando un’atmosfera intensa, ma la trama rischia di risultare banale. L’opera, che non sembra riuscire a soddisfare né gli appassionati di romanzi storici né quelli di romance, appare come un ibrido che potrebbe non intrattenere appieno nessuno dei due gruppi di lettori.
Si può dire che, purtroppo, Kaijin L’ombra di cenere non riesce a convincere pienamente. Nonostante la scrittura pregevole, le sue lacune potrebbero renderlo poco appetibile a lettori con aspettative chiare.
#INBREVE
Kaijin. L’ombra di cenere: una storia come tante, un finale inaspettato!
Il romanzo Kaijin. L’ombra di cenere di Linda Lercari che cattura con la sua atmosfera avvolgente e uno stile narrativo raffinato, capace di esplorare con delicatezza e intensità le emozioni dei protagonisti. Al centro della trama si snoda la complessa relazione tra Momokushi e Hakashinjitsu, un legame che avvince e emoziona. Tuttavia, la sorprendente rivelazione finale e la scarsità di dettagli storici potrebbero lasciare qualche lettore con un senso di insoddisfazione!
Fin da giovane, ho sviluppato competenze in ambiti creativi che spaziano dalla scrittura amatoriale al disegno tradizionale e digitale. Ho pubblicato diverse fan-fiction su Wattpad, dove ho anche collaborato come beta-reader, supportando autori amatoriali con feedback mirati per il miglioramento dei loro lavori; mi dedico altresì a illustrazioni e fan-art, prevalentemente ispirate al mondo dei fumetti e dei videogiochi, e che alle volte condivido anche sulla mia pagina IG.
La mia formazione e la mia esperienza personale mi portano a prediligere il fantasy e i manga, con una particolare inclinazione verso i generi boy’s love e dark fantasy. Tra le opere che hanno segnato il mio percorso, vorrei citare “Il poema del vento e degli alberi” di Keiko Takemiya, “Yarichin Bitch Club” di Tanaka Ogeretsu e “Black Butler” di Yana Toboso, oltre alla saga “Attraversaspecchi” di Dabos, “L’incolore Tazaki Tsukuro e i suoi anni di pellegrinaggio” di Murakami e “Colori Proibiti” di Mishima.