Metaphor:Refantazio
Le storie sono ciò che ci definisce. L’essenza stessa della narrazione, del percorrere racconti di tempi e luoghi lontani, è di raccontare dell’altrove per scoprire noi stessi. Quante volte nel corso delle nostre giornate cerchiamo nuove storie per appassionarci e trovare un nuovo senso nel mondo. Questa volta però, è stata una storia a cercarci. E ci ha rivolto la parola.

Metaphor: ReFantazio (anche detto semplicemente Metaphor) è un titolo di cui si parla da tempo. La grande curiosità per l’ultima opera di Katsura Hashino per Atlus è dovuta al cambio di rotta dal classico “stile Atlus” di ambientazione moderna a un mondo fantasy steampunk.

I numerosi trailer, interviste e showcase in diretta mondiale hanno creato un’attesa sempre maggiore. Dopo qualche tempo da quando abbiamo scoperto il Regno di Euchronia, siamo tornati per viverlo sulla nostra pelle nella sua interezza. Avviato il gioco, eravamo pronti ad immergerci in un racconto fantastico. Non ci aspettavamo, però, di diventarne parte.


Non solo giocatori


Come da buona prassi Atlus, verremo introdotti al mondo di gioco da una voce fuori campo per iniziare a scoprire la storia. La voce, però, non si limita a esporci i fatti: Si rivolge direttamente a noi. Atlus non è estranea alla rottura della quarta parete, si sa, ma l’introduzione di Metaphor:Refantazio mette subito le cose in chiaro, siamo più che semplici giocatori.

La voce vuole sapere il nostro nome, il nostro vero nome, non quello del protagonista (lo sceglieremo dopo). Un nome bizzarro a suo dire, sintomo della nostra provenienza da un mondo lontano, diverso. E anche che il suo mondo per noi appare probabilmente come un luogo impossibile, una fantasia. Parole che stuzzicano la curiosità e lasciano più domande che risposte, ed ecco: siamo entrati nel racconto.

Conosceremo subito questa “fantasia”, la storia del nostro protagonista e del mondo in cui vive: membro della tribù degli Elda, nona di quelle che compongono il Regno Unito di Euchronia e la più discriminata, è amico nientemeno che del principe del regno. In missione per salvarlo da una maledizione, dovrà partecipare al torneo dei Re imposto dalla magia del defunto sovrano per ottenere il consenso del popolo, affrontare il suo attentatore e riportare il trono al legittimo erede. Anche se avevamo già scoperto gli eventi chiave di Metaphor: ReFantazio, non ci saremmo certo aspettati che anche il protagonista stesse scoprendo noi e il nostro mondo.

Racconti specchiati, racconti falsati

Metaphor: ReFantazio
Il nostro mondo come utopia

Metaphor è un gioco di racconti specchiati: se da un lato noi giocatori scopriremo il mondo di Euchronia e la storia del protagonista, allo stesso modo lui e i suoi compagni avranno modo di scoprire il nostro mondo. Come? Attraverso un’altro racconto: il libro del principe, donato al protagonista, un’opera definita di “fantasia” che descrive la nostra società. Ma come lo fa?

Il nostro mondo nel libro viene presentato come l’opposto di quello di Euchronia: un’utopia fondata sull’uguaglianza, in cui chi comanda serve unicamente il popolo e in cui le discriminazioni non esistono. La critica alla società contemporanea in Metaphor prende la forma di un racconto fantastico su un mondo ideale e impossibile. Saranno i suoi contenuti a ispirare il protagonista e i suoi compagni a combattere per un mondo migliore.

L’esistenza di questi due mondi fantastici, che si specchiano guardandosi a vicenda come un sogno irraggiungibile, sono la chiave di volta di questo racconto. Così come il nostro ruolo sarà a sua volta lo specchio di quello del protagonista. Metaphor lo manifesterà più volte, ma sarà sancito dal nostro primo ingresso all’Akademeia, dalla scoperta degli Archetipi e del personaggio di More.


Custodi della fantasia


L’Akademeia, la “Velvet Room” del gioco, è luogo celato dal precedente Re in cui More è stato imprigionato per via delle sue ricerche, che vertono sulla natura della “vera magia” e del potere che si incarna tramite essa, gli Archetipi, gli echi dei leggendari eroi del passato.

Metaphor: Refantazio
Difficile non immaginarsi così mentre si gioca a Metaphor.

In essa ha rinchiuso anche la formula della “magia regale“, l’incanto definitivo che è causa del torneo dei Re e della nostra avventura. Quest’ultima è la rivelazione più significativa: sebbene la formula sia scritta in una lingua incomprensibile, che verrà svelata poco a poco nella narrazione, una singola parte è leggibile da subito: il nostro nome, quello di un leggendario viandante.

O eccelso viandante, che porti il dono della fantasia incarnata…

Rispondi al mio appello e recati nella mia epoca per offrirmi la tua guida.

È con questa invocazione che Metaphor ci dice chi siamo: Viandanti nel mare del fantastico, coloro cui spetta il compito di far si che non “spiri l’ultima fantasia”, parafrasando la scritta che appare in caso di Game Over. Oltre a vivere nel mondo “utopico” che serve da esempio al protagonista per costruire il suo mondo ideale, saremo nientemeno che gli eroi di un’antica leggenda perduta.

Metaphor, il valore del simbolico

Metaphor pone il suo significato nel titolo stesso: una continua simbologia del nostro mondo e del mondo di Euchronia come specchi l’uno dell’altro, e i ruoli del protagonista e del giocatore che si fondono in un ciclo continuo di reciproche invocazioni. Spostare significati su due piani diversi con un unico scopo: salvare la fantasia, la capacità di immaginare e credere in un mondo migliore.

Una concentrazione così alta di simboli e significati, nella nostra esperienza, ha avuto un risultato ben specifico: dare il nostro massimo. Metaphor ci ha convinti a perseguire col cuore la causa del protagonista, a fare di tutto per far diventare l’utopia del nostro mondo una realtà, perlomeno a Euchronia.

Non è certo una sensazione nuova nei titoli Atlus. A Metaphor, però, va il merito di aver fatto della volontà dei giocatori le fondamenta stessa della speranza e della volontà dei personaggi. Giocando a Metaphor ci si sente personalmente responsabili, si vuole salvare Euchronia dalle ingiustizie sociali e dagli Umani, le grottesche e inquietanti creature che all’apparenza minacciano di essere la fine delle 9 tribù del Regno.

Esatto, nel caso non bastasse essere i custodi della volontà di giustizia del nostro protagonista, saremo anche membri della stessa specie che distrugge i popoli di Euchronia privandoli della propria speranza. Un piccolo dettaglio aggiuntivo degno dei capitoli più introspettivi di Attack on Titan, che fa della simbologia di Metaphor un moto che prende alle viscere, sia per farci sognare un mondo migliore sia per interrogarci su chi siamo.


Metaphor: ReFantazio, l’Epica oggi


Metaphor è un gioco Atlus. Come altri suoi titoli, tende ad avere molte caratteristiche in comune. Legami da sviluppare, stile di combattimento e persino alcuni personaggi che sembrano un rifacimento in chiave fantasy di altri giochi di Hashino. Non è un’esagerazione dire che Hashino tende a fare sempre un po’ lo stesso tipo di gioco, ma facendolo incredibilmente bene.

Non è mancanza di idee. È una ripresa dello schema tipico dell’Epica, la “ripetizione con variazione”. Storie che sì, si assomigliano, ma ogni volta toccano aspetti diversi della nostra umanità. Come l’Epica, Metaphor ci offre una chiave di lettura per chi siamo e cosa è il nostro mondo, mostrandocelo soprattutto in modo critico. Anche questo, seppur con qualche riserva, è uno dei motivi per cui i giochi di Hashino colpiscono al cuore.Metaphor: Refantazio

In questi tempi incerti, sia per il mondo dei videogiochi sia per la nostra vita di tutti i giorni, giochi come Metaphor:ReFantazio ci portano a sognare un mondo migliore. Anzi, a guardare le storture del nostro per renderlo più simile al mondo ideale del gioco per credere che, almeno in piccola parte, le cose non sono scritte nella pietra e possono cambiare. È il motivo per cui esistono le storie, dopotutto.

#INBREVE

Classe ‘98, Filippo Recaneschi si occupa di Giappone e di videogiochi. Crede nell’informazione e combatte gli stereotipi del Giappone “pop”, analizzando i videogiochi giapponesi con occhio critico.

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