Una perla nascosta di Cannes: “Love on Trial” di Koji Fukada esplora il cuore oscuro dell’industria idol giapponese

Love on Trial
Il nuovo film di Fukada vede come protagonista l’ex idol Kyoko Umai

Molte carriere comportano sacrifici, ma poche richiedono una dedizione personale pari a quella di una idol giapponese. Ibrido tra pop star, modelle e influencer, le idol sono state un pilastro della cultura pop giapponese per decenni. Ancora oggi onnipresenti su schermi, cartelloni pubblicitari e negli impianti audio dei centri commerciali del paese. Ma le problematiche dinamiche di potere che sostengono questa industria dell’innocenza monetizzata hanno iniziato a suscitare attenzione sia in Giappone che all’estero.

Il regista giapponese Koji Fukada torna a Cannes con “Love on Trial“, un dramma sociale che tenta di scalfire la patina della cultura idol per svelarne le inquietanti dinamiche di potere.

Il mondo delle idol

Questo progetto è nato dal mio disagio e dai miei sentimenti contrastanti nei confronti della cultura idol, ma la mia intenzione non era quella di negarla o condannarla totalmente. Volevo mettere in discussione il sistema, senza però ignorare gli sforzi delle giovani donne che sognano di diventare idol” ha raccontato Fukada. In Giappone, la cultura idol è così normalizzata che i suoi elementi più regressivi vengono spesso trascurati. Ogni anno, le agenzie organizzano audizioni di massa e campagne di scouting pubbliche per reclutare nuovi volti, di solito ragazze adolescenti. Una volta ingaggiate da un’agenzia, le ragazze vengono sottoposte a rigorosi programmi di allenamento. Inoltre, firmano contratti rigidi che impongono il controllo sul loro aspetto, comportamento e vita privata.

Love on Trial racconta la storia di Mai (Kyoko Umai), un’idol emergente del panorama J-Pop la cui ascesa viene interrotta quando si innamora, violando la clausola “nessuna relazione” del suo contratto. Dopo che la sua storia d’amore viene scoperta, Mai si ritrova non solo denigrata dai suoi fan, ma anche ad affrontare una vera e propria battaglia legale, mentre la sua agenzia le fa causa per danni.

Tratto da fatti reali

Fukada afferma che l’idea del film è nata da due casi reali in Giappone in cui delle idol sono state citate in giudizio per violazioni contrattuali simili. “In un caso, il tribunale ha stabilito che la clausola violava i diritti umani. Ma in un altro, ha vinto l’agenzia di management. Questo contrasto è molto significativo e dimostra quanto sia incoerente e irrisolto il pensiero su questi temi in Giappone“.

Nonostante il suo argomento, Love on Trial si sviluppa con un tono più delicato rispetto ad alcuni dei lavori recenti di Fukada. Ad esempio Harmonium o Love Life, esplorano il lutto e il trauma familiare in termini molto più estremi. Fukada sostiene che sia una scelta deliberata, frutto dell’aspirazione di raggiungere il grande pubblico giapponese, soprattutto i giovani, con la sua critica.




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