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Demon Slayer – Verso l’allenamento dei pilastri, la recensione: nuove soluzioni per nuovi ostacoli

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Demon Slayer - Verso l’allenamento dei pilastri

L’anteprima cinematografica avvia un climax introspettivo in attesa del gran finale, e, tra sensazionali scoperte e obiettivi a lungo termine, arricchisce il mondo narrativo come mai prima d’ora.

Grazie a Fusion Communications e Crunchyroll, abbiamo avuto l’occasione di guardare in anteprima l’attesissimo proseguimento della saga sugli ammazzademoni: Demon Slayer – Verso l’allenamento dei pilastri debutterà nei cinema italiani domani 22 febbraio 2024, ma se siete impazienti di scoprire le avventure di Tanjiro, Nezuko e gli altri personaggi non perdetevi la nostra recensione – rigorosamente senza spoiler.

Il film contiene l’ultima puntata della stagione precedente (I legami che ci uniscono: alba e aurora) e la prima del nuovo arco narrativo, per un totale di 104 minuti. L’analisi sarà incentrata su quest’ultima parte: per chi volesse approfondire gli eventi dell’episodio 55, rimandiamo alla recensione di Demon Slayer 3.

In molti potrebbero credere che riproporre lo scontro tra Tanjiro e Hantengu sia superfluo. Be’, niente di più sbagliato: il comparto tecnico, le sonorità curate nel dettaglio e la visività dei combattimenti suggeriscono il contrario, perché Demon Slayer è tra gli anime che traggono più valore dal mezzo cinematografico.

Nonostante la parte inedita duri “soltanto” 51 minuti, le implicazioni narrative sono molteplici. Dal rapporto tra luce e oscurità al senso di scoperta, dall’approfondimento di vecchi personaggi allo sguardo sul futuro, e tanto, tanto altro, la saga è più florida che mai, e ciascun elemento costituisce un tassello dell’enorme impalcatura che conduce alla resa dei conti. Riusciranno gli ammazzademoni a sconfiggere il temibile Kibutsuji Muzan e svelare i segreti che li frappongono allo scopo? È ancora presto per dirlo. Di certo, la fase di “preparazione” della nuova tranche non deve invitarci al relax… e il primo episodio lo dimostra ampiamente.

Ma bando alle ciance, iniziamo con la recensione!


Quiete e tempesta


Dopo il logorante scontro con Hantengu, a rallentare il ritmo contribuiscono la parabola di Nezuko, la conversazione coi forgiatori di katana e l’addio al villaggio. Eppure si avverte l’esigenza di una pausa maggiore; e questo vale non soltanto per i personaggi, ma anche per lo spettatore. Ecco perché Demon Slayer – Verso l’allenamento dei pilastri, similmente ai primi episodi delle stagioni passate, costituisce la quiete intermedia in attesa di una tempesta sempre più grande.

Ci riferiamo a una calma fisica e psicologica, in linea con gli eventi narrati. Sventata la tragica fine di Nezuko, infatti, non sorprende che i personaggi siano rinvigoriti come non mai, soprattutto alla luce della sconfitta di un’altra Luna Crescente. Così gli ammazzademoni possono rilassarsi e dedicare il proprio tempo allo sviluppo delle competenze insite nel titolo del film.

Basti pensare all’ennesima ospedalizzazione del protagonista, ai lunghi discorsi dei pilastri, al riallacciamento di nodi passati, al carteggio di Tamajo e (soprattutto) alle gag ricorrenti. Come avverrà il rincontro tra Tanjiro e i suoi fidi compagni? Quale sarà la reazione di Zenitsu al cambiamento di Nezuko? Non vi resta che scoprirlo il prossimo 22 febbraio!

Demon Slayer - Verso l’allenamento dei pilastri

Viceversa, il film esordisce all’insegna di un’atmosfera cupa. Oltre alle ambientazioni che rimandano agli stilemi dell’horror – gotico da un lato, liminale dall’altro –, assistiamo al risvolto più macabro dei pilastri. Ci riferiamo a Sanemi Shinazugawa e Obanai Iguro, i pilastri del vento e del serpente. La loro violenza trapela fin dalla prima stagione, senza contare le fisionomie grottesche e la sbrigatività verso i sottoposti. Presenze simili garantiscono un imprinting più oscuro alla nuova tranche di episodi, a dimostrare l’illusorietà del relax iniziale.

Come se non bastasse, due elementi intensificano la dinamica: in primo luogo, la sconvolgente scoperta del duo – quale saranno gli effetti a breve e lungo termine?, riusciranno a sfruttare l’informazione a loro vantaggio?, se sì, come?; in secondo luogo, le inimicizie durante la riunione dei pilastri. Da sempre gli ammazzademoni puntano sul rispetto reciproco. Il motivo? Sopperire a una forza superiore per natura, ossia la genetica del nemico. Eppure in una fase così delicata, e sempre più a ridosso della resa dei conti, una disgregazione interna potrebbe rivelarsi fatale per tutto il gruppo.


Grandi scoperte


La parola “verso” nel titolo prefigura la prossima stagione, ma, alla luce del nuovo episodio, possiamo attribuirgli un risvolto aggiuntivo: ottenere nuove informazioni che faciliteranno le vittorie future.

Oltre alla scoperta di Sanemi e Obanai di cui parlavamo nella sezione precedente, I legami che ci uniscono: alba e aurora ha introdotto la capacità di Nezuko di resistere alla luce del sole. Ne deriva una reazione a catena: Kibutsuji vuole ucciderla; gli ammazzademoni potenziano le difese; Tamajo affina le proprie ricerche, fino all’inaspettata, impellente necessità di condividere la conoscenza. L’obiettivo è estendere la rete per accerchiare il nemico su tutti i fronti.

Demon Slayer - Verso l’allenamento dei pilastri

La terza scoperta, com’è intuibile, deriva dai pilastri. L’allenamento con ciascuno di essi richiede nuove nozioni, in un processo di scoperta che è non soltanto individuale, ma anche (e soprattutto) collettivo; e non manca uno sguardo proiettato al futuro – tema che analizzeremo a breve. Senza contare l’approfondimento psicologico di Giyu Tomioka, Gyomei Himejima e gli altri personaggi più in ombra.

Infine, la quarta e ultima scoperta di Demon Slayer – Verso l’allenamento dei pilastri nasce da Tanjiro. Difficile parlarne senza incorrere nello spoiler, perciò ci limiteremo a questo: una dinamica della terza stagione verrà parzialmente risolta, così come un interrogativo che stimola il fandom fin dal primo episodio. Tuttavia, le risposte generano un numero di domande ancor più grande. Sarà compito del protagonista, dei compagni di viaggio e dei pilastri gettare luce sul mistero, fino a rivelare le parole sapientemente nascoste dal mangaka Koyoharu Gotōge. La corsa contro il tempo non è mai stata così psicologica.

Il senso di accelerazione si evince anche dalla gestione narrativa dei pilastri. La parte iniziale della seconda stagione approfondiva Kyojuro Rengoku, quella finale Tengen Uzui; la terza stagione ha combinato Muichiro Tokito e Mitsuki Kanroji in un risultato eterogeneo, lontano dalle coesioni tematiche del treno Mugen e del Quartiere dei Piaceri – per approfondire l’argomento, non perdetevi la nostra recensione di Demon Slayer 2. Ebbene, il nuovo episodio prefigura un’eterogeneità addirittura maggiore. Basti pensare al titolo dell’arco narrativo (basato non più su un elemento tangibile, bensì su uno astratto) e alla necessità di unire le forze per raggiungere il rush finale al meglio della forma (ancora una volta, un argomento di cui parleremo a breve).

Demon Slayer - Verso l’allenamento dei pilastri

Una dinamica spiegabile anche narratologicamente, perché tutte le linee della storia si accingono a confluire. Riuscirà Gotōge a omaggiare tutti gli elementi, e lo Studio Ufotable a trasporli con accuratezza? A quattro anni di distanza da Crudeltà, la risposta è scontata: l’asticella qualitativa non smetterà di alzarsi.


Guardare al futuro


«Una volta che l’ho imparato da solo, posso insegnarlo anche a loro» affermava Tanjiro negli episodi precedenti, o ancora: «Tutto quello che non ho potuto fare per gli altri… lo farò per te!» Il tema dell’empatia, già sviluppato nelle azioni e nei discorsi dei personaggi, trova in Demon Slayer – Verso l’allenamento dei pilastri la sua massima manifestazione. E non solo: se prima era rivolto al prossimo – spesso in difficoltà, come nel caso di Nezuko –, stavolta si estende alle generazioni future. È, ancora, il caso dell’allenamento dei pilastri, delle ricerche di Tamajo, del resoconto minuzioso di Muichiro Tokito. L’obiettivo diventa istruire i posteri su doti esteriori e interiori.

Demon Slayer

Perché l’allenamento si colloca in questa fase? I motivi sono due: in primo luogo, l’innalzamento del conflitto interno richiede ammazzademoni più esperti; in secondo luogo, i personaggi riescono – seppur con approssimazione – a ragionare sull’utopica possibilità che Muzan Kibutsuji sia già morto; il che non è confermato, ovviamente. Più in generale, l’aumentato stato di coscienza spinge a interrogarsi sulla società dopo la risoluzione del conflitto e su quali valori ne eviterebbero la riproposizione.

Se il mondo narrativo riversa nel caos, infatti, non dipende soltanto da circostanze fortuite, ma anche dalla mancanza di virtù condivise. Prendiamo il flashback sull’antagonista, per esempio. L’uccisione del medico è esemplare, perché dimostra come dietro la tragedia si nasconda spesso una scelta consapevole. Una gestione diversa della dinamica avrebbe impedito l’ascesa dell’essere spregevole qual è Muzan Kibustuji. Similmente, le ricerche di Tamajo sono orientate all’aiuto di più persone possibili, sia presenti che future, e al progresso scientifico come strumento per ridurre la sofferenza umana.

Demon Slayer

In definitiva, gli ammazzademoni mirano a una nuova concezione dell’esistenza, intensificata dal comun denominatore accennato nella sezione precedente. Numerosi sono gli elementi che veicolano l’intento. Ma il principale è indubbiamente Gyomei Himejima, la cui figura autoritaria racchiude riferimenti buddisti, cattolici e protestanti. Quale sarà il suo ruolo negli episodi successivi?

«È il cuore che guida le persone. In modo che possa crescere forte quando ne ha bisogno.» Perché la crescita fisica va di pari passo con quella psicologica ed emotiva; e il complesso, sfaccettato quadro culturale di Demon Slayer lo dimostra nel migliore dei modi.

#INBREVE
5

Dal 22 febbraio al cinema!

Demon Slayer – Verso l’allenamento dei pilastri ci offre l’opportunità di rivivere lo scontro con Hantengu sul grande schermo, dopodiché prefigura una stagione ancor più matura delle precedenti. Il rapporto tra relax e oscuri presagi, il gran numero di scoperte e la volontà di istruire i posteri, uniti all’approfondimento psicologico dei pilastri, creano un climax introspettivo in attesa dell’ultimo atto. Dove convergeranno le linee narrative? Consapevoli della qualità inarrivabile, sfruttiamo l’anteprima cinematografica per ragionare sui prossimi passi di Tanjiro (che ormai sono anche i nostri).

1 Commento

1 Commento

  1. riccardo Cauchi

    22/02/2024 at 11:26 pm

    Film completamente inutile, potevi avvisare qualche giorno prima così evitavo di andare al cinema.

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