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Aggretsuko 5, la recensione: un finale all’insegna di Haida

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La nuova tranche di episodi sul panda rosso antropomorfo sarebbe stata un’ottima penultima stagione, mentre non può e non deve elevarsi a conclusione della saga.

A quasi cinque anni di distanza dalla prima stagione – era il 20 aprile 2018, – Aggretsuko si conclude con la quinta e ultima parte, pubblicata in toto il 16 febbraio 2023 su Netflix. Tra vecchi personaggi, nuove comparse e una critica senza precedenti alla società moderna (e giapponese in particolare), l’anime sul panda rosso antropomorfo giunge alla cinquantesima puntata con tutta la qualità che l’ha da sempre contraddistinto.

Come vedremo, l’unico (seppur grande) difetto è la consapevolezza che questa nuova tranche di puntate termini il percorso di Retsuko, Haida, Fenneko e tutti gli altri personaggi dell’immaginario Rarecho, perché l’anime sarebbe potuto continuare per almeno un’altra stagione. Eppure, non è stato cancellato: resta da chiedersi se Netflix non abbia stabilito preventivamente un ultimatum, vista la difficoltà nell’attribuire la decisione ai creatori.

A prescindere da questo, le disavventure originate dalla mascotte Sanrio continueranno a emozionarci per tutti gli anni e venire; inoltre, pur giunte al termine, potrebbero rinnovarsi grazie all’intertestualità che da sempre caratterizza il franchise: basti pensare alla mascotte stessa, alla serie televisiva in cento cortometraggi andata in onda dall’aprile 2016 al marzo 2018, al gioco per dispositivi mobili Aggretsuko: The Short Timer Strikes Back o allo speciale natalizio del 20 dicembre 2018, dal titolo Aggretsuko: Buon Metallo e Buon Anno.

 


Aggretsuko… o Haidattack?


Scelte produttive a parte, molti spettatori immaginavano che l’ultima stagione avrebbe enfatizzato il ruolo di Retsuko, protagonista indiscussa della serie; eppure, i nuovi dieci episodi (e in particolare i primi sei) si concentrano sul co-protagonista Haida al punto da eclissare il celebre panda rosso.

Dopo la rottura con Himuro nell’episodio 04×10, Haida è disoccupato, dipendente da videogiochi e costretto a dormire in un internet cafè. Le risposte alle offerte di lavoro ricevono soltanto lettere di rifiuto; come se non bastasse, Retsuko, esasperata dalla dissolutezza del compagno, evita di incontrarlo finché non troverà un impiego. È in uno scenario tanto critico che la iena antropomorfa fa la conoscenza di Shikabane – approfondiremo la sua figura nella prossima sezione. Tutto ciò contribuisce a esplorare il co-protagonista nei suoi risvolti più privati: dalle ossessioni alle insicurezze, dall’infanzia alla famiglia e tanto, tanto altro, l’immagine di Haida che ci viene offerta nei nuovi episodi è la più intima di sempre.

La presenza di Retsuko aumenta nella seconda parte, pur non a livello delle stagioni precedenti – in una dinamica aggravata dall’imprinting finale. Confinata in disparte, però, è tanto lei quanto la musica death metal: per rimediare, gli sceneggiatori hanno preso la pessima decisione di ricorrere a un deus ex machina, il quale riduce non soltanto la verosimiglianza del racconto, ma anche (e soprattutto) la rabbia incontrollata che da sempre contraddistingue il personaggio.

Se gli ultimi quattro episodi correggono parzialmente il tiro, a peggiorare il tutto sopraggiungono nuove problematiche che saranno sviscerate nel resto della recensione.


Tokyo? Un gigantesco internet café


Le prime quattro stagioni di Aggretsuko hanno sfruttato il reparto contabilità di una società commerciale per esprimere tutte le problematiche sul posto lavoro, perché tra capiufficio sadici, colleghi fastidiosi e ritmi via via più stressanti, resta da chiedersi se questa società sia congeniale alla mente umana – o animale, nel caso di Restuko e compagnia. Similmente, l’ultima tranche di episodi approfondisce la denuncia attraverso lo sguardo privilegiato che ci viene offerto da Haida.

Disoccupato e dipendente da videogiochi, trascorre le giornate all’interno di un internet café dal sapore depressivo e claustrofobico – se non addirittura liminale, come dimostra il terzo episodio. È proprio un ambiente del genere a permettergli di maturare una nuova visione di se stesso e della società che lo circonda, fino a realizzare quanto la microscala, spersonalizzata e spersonalizzante, sia speculare alla macroscala – ossia Tokyo.

Siamo circondati da quattro pareti” afferma Haida, “viviamo isolati, ma in compenso abbiamo i nostri intrattenimenti a basso costo. Viviamo tranquilli, e ci sciacquiamo la bocca parlando di libertà, di diritti umani”. Senza considerare l’imperante giudizio a cui gli “emarginati” sono sottoposti. “Rifugiati degli internet cafè” li definisce il fratello, mentre il padre aggiunge: “È evidente che soltanto la feccia arriva a frequentare posti del genere”. Quando Haida prova a dibattere, però, il capofamiglia continua la sua litania parlando di duro lavoro, pari opportunità e razza giapponese, fino a palesare – seppur indirettamente – tutta la disparità generazionale nei confronti del figlio, che si ritrova ad agire in un ambiente ben peggiore…

Ma il personaggio più rappresentativo dell’alienazione moderna è Shikabane, ventunenne geek che trascorre tutto il tempo su internet. “È meglio rimanere chiusa qui dentro che illudermi di essere libera” afferma quando Haida cerca di spronarla. Che la scelta di rappresentarla sotto forma di puzzola denoti (con una buona dose di ironia) l’impossibilità di integrarsi fin dal principio? In ogni caso, il percorso di Aggretsuko appare cristallino: dal criticare il lavoro, è passata a contestare la società industriale nella sua accezione più ampia.

Come approfondiremo nella prossima sezione, la serie prende di mira perfino la deplorevole condizione in cui riversa la politica contemporanea, guidata da individui freddi, incompetenti o (peggio) completamente disinteressati al benessere collettivo. Ancora una volta, è Haida a infilare il dito nella piaga. Di fronte a tecniche comunicative e tentativi di brandizzazione – sulla scia della SpotPolitik di matrice italiana, – ecco il suo dubbio: “Non sarebbe meglio se parlassimo del programma?”. Certo che sì, caro Haida: se soltanto fossero tutti puri come te!

 


Dalla contabilità alla politica (passando per musica e informatica)


Nel mutato contesto in cui si ritrovano ad agire i due protagonisti – basti pensare al licenziamento di Haida, o alla relazione sentimentale tra lui e Retsuko, – era prevedibile che la coppia reinventasse se stessa fino a raggiungere un nuovo stato di cose; ed è proprio quanto accade nella quinta stagione: peccato che il cambiamento sia eccessivo, o perlomeno mal integrato con i quaranta episodi precedenti.

La scarsa coesione deriva soprattutto dai nuovi interessi di Retsuko e Haida: l’avvicinamento alla politica della prima e lo studio dei linguaggi di programmazione del secondo, infatti, esprimono un’intraprendenza sì positiva – non è mai troppo tardi per cambiare rotta, ecco cosa ci suggerisce la serie, – ma del tutto inefficace da un punto di vista narrativo.

Il passato sembra finito nel dimenticatoio. “A cosa è servito tutto ciò?” potrebbe domandarsi lo spettatore; e ad aggravare il problema vi è l’imprinting conclusivo di cui parlavamo nella prima sezione. Similmente, a integrarsi fin troppo velocemente con caratteristiche eterogenee sono Shikabane e soprattutto il capoufficio Ton, che ha intrapreso uno sviluppo interiore così virtuoso da apparire inverosimile.

Se, da un lato, Retsuko non abbandona l’hard metal, dall’altro lo affianca alla politica, con tutte le strumentalizzazioni, restrizioni, e incompetenze oggettive che ne derivano. “Come può una idol entrare in Parlamento?” continuano a chiedersi i personaggi (così come lo spettatore, ormai sempre più confuso). Ciò prescinde da qualsiasi tipo di moralità: opinioni personali a parte, i risvolti di trama sono difettosi da un punto di vista prettamente narrativo – cioè quello che più ci interessa, – perché la situazione critica in cui riversa Retsuko, pur potenziando il conflitto interno, genera svantaggi ben più marcati.

Altrettanto fallimentare è il tentativo di uniformare la coesione attraverso i dialoghi dei personaggi: “Non ho prove concrete” afferma Haida, “ma c’è una prospettiva che si può cogliere soltanto da un palco, e credo che non abbia ancora dimenticato la sensazione di essere là sopra”, o ancora: “Con la tua voce, Retzuko, potresti raggiungere tutti”.

Alla luce di considerazioni simili, le parole di Washimi sembrano spogliarsi della loro ironia: “Hai abbandonato l’idea di fare la idol e adesso vuoi diventare una parlamentare. Sei sempre piena di sorprese, tu!”. Al che Gori: “Poi proverai a fare l’astronauta?”. In definitiva: l’imprevedibilità della quinta stagione è decisamente molta; peccato che un tradimento delle aspettative degno di questo nome si basi non su uno stravolgimento totale, bensì su un sapiente equilibrio tra conservazione e innovazione.

 


Una perfetta penultima stagione


Come per magia, postulare che la nuova tranche di episodi pubblicata su Netflix il 16 febbraio 2023 sia non l’ultima stagione, bensì la penultima, risolverebbe gran parte dei problemi narrativi (se non tutti). I motivi principali sono quattro.

Il primo è indubbiamente l’eterogeneità stessa: l’ibridazione tra politica e informatica, se prolungata per altri dieci episodi, avrebbe avuto tutto il tempo di svilupparsi, riallacciarsi con quanto visto nei cinquanta precedenti e raggiungere infine una destinazione sensata (o almeno più coesa dell’attuale).

Il secondo è la mancanza di rapporti con l’origine della storia, contrariamente alla specularità tra inizio e fine che arricchisce moltissime opere narrative – come nel caso di NarutoTokyo Ghoul o L’attacco dei giganti. Facciamo qualche esempio: l’addio alla società commerciale da parte di Retsuko viene liquidato in un flashback sbrigativo, mentre i ricordi del passato, salvo alcune altrettanto sbrigative parole di Ton, Washimi e Gori, sono pressoché inesistenti.

Il terzo, invece, deriva dalla struttura dell’anime: con le prime due stagioni e la quarta incentrate sul lavoro da contabile, a cui si aggiunge una terza maggiormente dedicata alla musica idol-hard metal, era prevedibile che quest’ultima tendenza avrebbe avuto risalto (o fatto sentire la propria voce, in termini aggretsukiani) per almeno due stagioni consecutive; tuttavia, la serie non prevede alcuna sesta parte.

Infine, l’ultimo (ma non in ordine di importanza) è la palpabile sensazione di incompletezza avvertita negli ultimi minuti della decima puntata. Qualcuno potrebbe obiettare che la vita di tutti i giorni non prevede necessariamente conclusioni a trecentosessanta gradi, e che l’immagine finale, grazie al suo aspetto “anonimo”, potenzi a dismisura la verosimiglianza del racconto; eppure, i vantaggi di una scelta simile sono (di nuovo) indubbiamente inferiore rispetto agli svantaggi.

Ecco perché gli ultimi dieci episodi sarebbero stati un’ottima penultima stagione. Ci auguriamo vivamente che la serie venga rinnovata per una sesta, o magari per uno spin-off: non sempre un prodotto di successo deve proseguire a tutti i costi – basti pensare a franchise di fama mondiale, i quali, spremuti fino all’eccesso, hanno finito col gettare cattiva luce perfino sul prodotto originale; ma non è certo il caso di Aggretsuko: un rinnovo consentirebbe di rallegrare i fan, sperimentare un’infinità di nuove opportunità e (soprattutto) attribuire un senso agli innumerevoli “errori” di quest’ultima parte.

In chiusura, vi lasciamo ad alcuni interessanti approfondimenti, come la nostra recensione del film One Piece: Red, e la nostra recensione de Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean.

#INBREVE
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AGGRETSUKO IN BREVE: UN'OCCASIONE SPRECATA?

La quinta stagione di Aggretsuko si concentra su Haida al punto da eclissare la protagonista Retsuko, riqualificata da un intervento salvifico nel sesto episodio; a ciò si aggiunge la scarsa coesione, la mancanza di rapporti con l’origine della storia, problematiche strutturali e un generale senso di completezza. Eppure, la qualità narrativa è ancora alta – basti pensare alla critica così profonda verso la società contemporanea. Probabilmente, il rinnovo della serie per una sesta parte o uno spin-off risolverebbe gran parte dei difetti di questa (mancata) penultima stagione.

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