Le Bizzarre Avventure di JoJo Stone Ocean, recensione : Non c’è pace per i Joestar

JoJo Stone Ocean recensione
La sesta rocambolesca saga della famiglia Joestar approda finalmente su Netflix e non delude le aspettative.

«2011. Jolyne Kujo, figlia di Jotaro Kujo, viene condannata a 15 anni di carcere da scontare presso il centro di massima detenzione St. Dolphin per aver investito un uomo in strada. Ma quello che sembra essere un tragico scherzo del destino, si rivela ben presto essere un piano orchestrato da qualcuno che trama nell’ombra per arrivare a un preciso scopo…»

La sesta saga dell’opera di Hirohiko Araki, Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean arriva a dieci di anni di distanza dall’inizio dell’adattamento anime di “Le Bizzare Avventure di JoJo”, permettendo a un vasto pubblico di avvicinarsi a una serie da sempre apprezzata ma che negli anni è apparsa un po’ bistratta in favore di altri prodotti anime fuoriusciti dalle pagine del noto magazine  Weekly Shohen Jump. Certo, la scrittura e gli elementi che Araki ha utilizzato nel corso della serie sembrano apparentemente distanti da quello che possiamo aspettarci da un battle shonen tipico, ma complice anche la nuova community di appassionati creatasi intorno alle opere d’animazione giapponese che ha contribuito al l’arrivo di una nuova generazione di fan e – in questo caso –  la distribuzione della serie da parte di di un colosso come Netflix a livello internazionale, è indubbio che l’opera continua a mantenere la sua fama e uno zoccolo duro di appassionati anche oggi.

La versione animata di Stone Ocean riesce a tenere alta la bandiera, e anzi, l’adattamento effettuato a distanza di quasi due decenni dal manga (comparso nel periodico di Shueisha tra il 2001 e il 2003) permette di migliorare alcuni difetti riscontrati ai tempi, ai fini di migliorare la qualità generale. Ma andiamo nel dettaglio.


Questioni di Famiglia


Dopo aver viaggiato lungo lo stivale italiano nel corso della quinta parte, ovvero Vento Aureo, la saga di Stone Ocean vede nella maggior parte del racconto il ritorno di una realtà circoscritta, il carcere di Green Dolphin Street.

Se questo può sembrare una similitudine con la citta di Morioh dove era ambientata la quarta iterazione dell’opera (Diamond Is Unbreakable, ndr), le differenze sono molteplici: rispetto alla tranquilla prefettura sconvolta dal killer si rivela a poco a poco un covo di malvagità sopita, fin da subito la vita della prigione viene presentata come un ambiente anarchico, dove le detenute cercano di sovrastarsi l’un l’altra per imporre il proprio dominio sulle altre, mentre le guardie non esitano a umiliarle prendendosi gioco di loro abusando in molti casi della  posizione che ricoprono.

In questo scenario, la protagonista Jolyne deve tentare di farsi strada nella vita del carcere  nel tentativo di capire chi l’ha incastrata e quale possa essere il vero motivo per cui è finita dietro le sbarre. Intorno a lei un gruppo di alleati (e soprattutto alleate) proverà ad aiutarla, a cominciare dall’esuberante Hermes Costello che fin da subito verrà incontro alla nostra eroina fino al misterioso Emporio Alnino, un ragazzino che vive all’interno della prigione all’insaputa di tutti e che mira a scoprire chi c’è dietro l’assassino della madre.

Stone Ocean anime

Lungo i trentotto episodi ovviamente non mancheranno i vari nemici che proveranno a sbarrare la strada al gruppo e che dovranno essere sgominati a suon di Stand e raffiche di pugni all’unisono. Il tratto inconfondibile della creatura di Araki rimane la capacità dell’autore di proporre personaggi non scontati, totalmente bizzarri nella loro caratterizzazione e dai tratti carismatici che è impossibile non amare.

In questo caso Jolyne non delude l’albero genealogico della famiglia Joestar,  riuscendo a  imporsi come uno dei personaggi femminili migliori presenti nel genere shonen, in cui spesso sono le controparti maschili a ricevere più approfondimenti e scavi psicologici. E sono proprio le donne a spiccare tra tutti, lontane dal ruolo tipico dei personaggi di supporto o delle donzelle da salvare mentre le gli uomini si danno feroce battaglia.

Le bizzarre avventure di JoJo NetflixIl mangaka 62enne anche in questo caso scardina i canoni tipici del genere e tratteggia un insieme di donne forti ed emancipate, che non esitano a fare gruppo tra loro e a prendere a calci il nemico di turno. Inoltre, le protagoniste hanno tutte delle storie personali forti a livello emotivo,  rendendo semplice per lo spettatore legare empaticamente con loro. Non è forse un caso che proprio i maschi del gruppo di eroi, che oltre al piccolo Emporio sono il misterioso Narcisio Annasui e il taciturno Weather Report rimangono quasi accennati, caratterizzati in maniera più scontata rispetto le loro compagne.

Se da un lato le donne rubano la scena agli uomini, non può mancare come da tradizione per la serie un antagonista maschile malvagio a tutto tondo, ovvero l’inquietante Padre Pucci, collegato al personaggio di Dio Brando, che in quanto a malvagità raggiunge quasi le vette dell’iconico villain per eccellenza della serie.

Stone Ocean Netflix 1Se abbiamo già detto tanto sui personaggi, non possiamo non dedicare la stessa attenzione agli Stand, uno dei simboli della serie e introdotti dalla terza saga Stardust Crusaders in poi. I poteri legati a questi spiriti che aiutano i personaggi al momento del bisogno anche in questo rimangono totalmente folli e utili non solo alla fine dei combattimenti, ma anche per aiutare i protagonisti a districarsi nelle diverse situazioni: si passa dalla protagonista che è in grado di manipolare dei fili che può creare liberamente dalle proprie braccia, per arrivare a stand in grado di rimpicciolire persone o oggetti, e a forme di vita primordiali in grado di prendere il controllo del corpo umano o persino in grado di mutare le condizioni meteorologiche.

Se spesso questi poteri nel corso della stagione appaiono in alcuni casi troppo vaghi o confusionari, rimane certo il fatto che le capacità degli Stand conferiscono agli scontri e alle dinamiche del racconto una risoluzione strategica e non scontata, lontano dal power up improvviso in cui l’eroe di turno riesce a ribaltare la posizione, ma dove i principi di logica e fisica vanno sfruttati per scoprire il punto debole del nemico.

Soprattutto verso la parte finale, dove la trama preme sull’acceleratore risultando più coinvolgente grazie anche all’eliminazione di alcune scene presenti nel manga che risultavano superflue appesantendo la narrazione, gli eventi che prenderanno luogo diventeranno assolutamente assurdi e angoscianti, in particolar modo durante lo scontro decisivo.


Inferno e Paradiso


Come già accennato poc’anzi, l’arrivo di questa stagione dell’anime di Le Bizzarre Avventure di JoJo  su Netflix ha cambiato le regole a cui eravamo stati abituati in passato, con i diversi episodi fatti uscire in tre cour di dodici/quattordici episodi rilasciati contemporaneamente.

Se dal punto di vista di costruzione dell’hype la pubblicazioe a blocchi delle puntate è andato ad incidere sull’attenzione del pubblico abituato con la serie a un rilascio settimanale delle puntate (agevolato anche dai numerosi meme che hanno contribuito ad allargare la nuova fanbase), a livello tecnico il maggior budget ha permesso alle animazioni di David Production di ricevere maggiore cura rispetto alle precedenti stagioni.

Le bizzarre avventure di JoJo 2I combattimenti risultano più fluidi e meno statici e dal punto di vista estetico  è stata prestata una maggiore attenzione al dettaglio, con dei colori più vibranti e vividi. Per il resto il character design di Masanori Shiro continua a fare il suo ottimo lavoro, mantenendosi fedele alle tavole originali di Araki e rispettando dei suoi personaggi la loro fisionomia muscolare, le pose eccentriche e l’attenzione al vestiario che caratterizzano lo stile dell’autore originale.

Una nota dolente va invece all’adattamento italiano. Se il doppiaggio risulta discreto, con delle buone prove da parte di Maddalena Vadacca come voce di Jolyne e Federico Viola nei panni di Narcisio, a far storcere il naso è  la scelta di utilizzare la traduzione inglese per i nomi dei personaggi e degli stand piuttosto che l’originale giapponese, nonostante nel manga edito in Italia da Star Comics la casa editrice abbia optato per il mantenimento delle denominazioni nipponiche. Si perde quindi uno dei punti di forza di JoJo, ovvero il suo continuo strizzare l’occhio alla cultura pop occidentale, ispirandosi a cantanti, canzoni o album iconici della storia della musica oppure al mondo della moda. Un aspetto irresistibile della serie, che in lingua nostrana non viene restituita a pieno.

Dal punto di vista musicale, la colonna sonora si rivela discreta e con diversi pezzi degni di nota, riuscendo a scandire i diversi momenti di tensione durante le diverse scene. Le due canzoni che fanno da openning –  “Stone Ocean” di Kishida Kyoudan & The Akeboshi Rockets e “Heaven’s falling down” di Sana from Sajou no Hana –  suonano orecchiabili  ma non eccezionali, forse troppo “nella media” per una serie che anche musicalmente ha sempre regalato ai fan pezzi memorabili. L’ending – Distant Dreamer di Duffy – come di consueto è una canzone in lingua inglese.

Rispetto ai precedenti temi di chiusura della serie, questa ballata soul risulta  malinconica e pensierosa, manifestando il sentimento della protagonista di mantenere la speranza in una situazione complicata. Una piccola chicca per il pubblico fedele all’opera si può trovare nell’ultima puntata, che si conclude con una canzone utilizzata in precedenza dalla serie e che non potrà non far commuovere anche lo spettatore più gelido.JoJo Stone Ocean 3

In conclusione, possiamo affermare che Stone Ocean riesce a mantenere intatto il livello di una serie come JoJo snellendo la trama dove necessario e confezionando un ottimo adattamento in grado di appassionare vecchi e nuovi fan.

Per avere chiari alcuni passaggi della storia è necessario  recuperare nella sua interezza tutte le avventure della famiglia Joestar, ma il lavoro di David Production conferma ancora una volta il rispetto nei confronti di un franchise longevo e diventato un “cult” nel corso degli anni, che ancora oggi è in grado di attirare gli interessi del pubblico tanto da convincere lo studio giapponese a dare vita all’ennesimo adattamento animato di una delle saghe più apprezzate dai fan dell’intera opera.

Nell’attesa di avere presto notizie riguardo al prosieguo della storia con  Steel Ball Run, e in seguito con JoJolion, e all’imminente arrivo della nuova saga in formato cartaceo “The JOJOlands”, guardare l’anime di Netflix per  ripassare la storia di Jolyne è di certo un buon modo per ingannare il tempo.

In chiusura, vi lasciamo ad alcuni interessanti articoli, come la nostra recensione del manga Kaiju No.8, e la nostra recensione della prima stagione dell’anime Raven of the Inner Palace.

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LE BIZZARRE AVVENTURE DI JOJO STONE OCEAN IN BREVE: UN'EREDITÀ TRAMANDATA

Le Bizzarre Avventure Di JoJo: Stone Ocean è un fedele adattamento del sesto capitolo della serie. L’approdo di un prodotto simile  su un colosso dell’entertainment come Netflix ha permesso a David Production di usufruire di un maggiore budget per migliorare la propria creatura  dal punto di vista tecnico, seppur ciò abbia fatto venire meno l’appuntamento settimanale e i meme della community. Rimane comunque intatta la qualità dell’opera, garantendo a nuovi e vecchi fan di godere in formato animato del capolavoro di Hirohiko Araki. Tramite un cast di personaggi iconici (come avviene sempre nella saga) e il tentativo di riparare alcuni difetti originali del manga cartaceo, l’anime di Stone Ocean è di sicuro un lavoro imperdibile per gli appassionati del folle mondo di Araki.

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