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Ooku: le stanze proibite, cosa accadrebbe se…?

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La serie Ooku: le stanze proibite è disponibile dal 29 giugno su Netflix.

Ooku: le stanze proibite è una serie anime del 2023 prodotto dallo Studio Deen e diretto da Noriyuki Abe. L’opera è tratta dal manga di Yohinaga Fumi, serializzato fra il 2004 e il 2020.

L’anime è stato ufficialmente annunciato durante Anime Japan, il 25 marzo di quest’anno, ed è arrivato sulla piattaforma streaming il 29 giugno 2023. In totale la serie conta 10 episodi.


Spillover


Giappone, periodo Sengoku. In un piccolo villaggio del Kanto, un bambino, deceduto a seguito di un attacco da parte di un orso, porta con sé una mortale malattia che presto decima la popolazione dell’abitato. Per qualche ragione, il morbo, denominato “Vaiolo dalla faccia rossa”, colpisce soltanto gli uomini, soprattutto i giovani. E ben presto si diffonde in tutta la regione.

Nel giro di ottant’anni, la popolazione maschile diviene un quarto di quella femminile e, per questa ragione, le donne hanno dovuto prendere in mano i mestieri di famiglia, tramandandoli di madre in figlia. L’istituzione del matrimonio crolla, perciò l’unico modo per le donne di avere figli è attraverso la prostituzione maschile.

L’unica persona in tutto il Giappone che ha diritto ad un personale harem maschile è lo shōgun. Un’ala della sua residenza, il castello di Edo, viene appositamente adibita ad ospitare giovani uomini di suo gradimento: lo “Ooku“, a cui solo Lei può accedere.

Ooku: le stanze proibite: scena dell'anime

Ooku: le stanze proibite: scena dell’anime

Edo, 1716. Circa 150 anni dopo. È l’epoca dello shōgunato di Tokugawa Ietsugu.
Il giovane samurai Mizuno Yunoshin decide di divenire un concubino personale dello shōgun. Il primo rapporto con gli altri conviventi non è esattamente dei migliori, tant’è che durante una delle prime notti di permanenza il ragazzo rischia di venire assalito da tre colleghi anziani.

Nonostante l’ambiente ostile, con le sue notevoli abilità di spadaccino e la sua incrollabile fibra morale, all’inaspettata morte di Ietsugu, Yunoshin riesce a guadagnarsi le simpatie del nuovo shōgun, Yoshimune. Ella è una donna dal carattere forte e poco avvezza agli sfarzi e alla mollezza.

L’interesse di Yoshimune nei confronti di Yunoshin è tale che decide di sceglierlo come “Amante segreto“: suo, il privilegio di essere la persona con cui la regnante avrà il suo primo rapporto sessuale.
Ma se da una parte questo ruolo può essere considerato un grande onore, dall’altra rappresenta un grave caso di lesa maestà, per il quale è prevista la pena capitale. Fortunatamente per Yunoshin, Yoshimune è una donna scaltra, e riesce ad aggirare la legge, salvandogli la vita.

Questo episodio, unito al rigido codice di comportamento cui deve sottostare, la spingono a porsi delle domande sul perché le cose nello Ooku funzionino in quel modo.
Per questo motivo, Yoshimune decide di consultare i cosiddetti “Registri dei giorni della morte“, un diario che custodisce i segreti di un passato ormai dimenticato.

Dopo questo corposo incipit, la narrazione ci riporta all’inizio dell’epidemia del vaiolo della faccia rossa. Ci vengono così introdotti i veri protagonisti di questa storia: il monaco buddhista Arikoto e il terzo shōgun, Iemitsu. Ed è attraverso le loro vicende personali, episodio dopo episodio, che verrà rivelata la verità sulle Stanze proibite.


Gabbia Dorata


Se c’è un aspetto di questa serie che sin dal primo episodio si fa strada prepotentemente è il senso di prigionia che si respira all’interno degli appartamenti dello Ooku. Il palazzo sembra quasi influenzare la personalità di coloro che lo abitano. E in fondo, anche se sfarzoso, resta pur sempre una prigione.

Questa condizione risulta più che evidente quando viene introdotto Arikoto, nuovo priore del tempio buddhista Keikō-in, recatosi a Edo per ricevere le congratulazioni dello shōgun in persona.

Arikoto è una persona estremamente semplice ed empatica. Sebbene provenga da una famiglia nobile e ricopra una carica rispettabile, è umile e modesto, con l’unico desiderio di aiutare il prossimo. Infatti, non si fa problemi ad avvicinarsi ad una famiglia che ha appena perso l’unico figlio maschio per recitare una preghiera per lui, pur sapendo che potrebbe cadere a sua volta vittima della medesima malattia.

Più volte nel corso della serie le speranze e i sogni di Arikoto verranno infranti dal destino avverso. Nonostante tutto, egli riesce a non cadere preda della disperazione, ma piuttosto a trovare un nuovo scopo nella vita. Inutile opporsi al corso degli eventi, rischiando perdere se stessi.

Ooku: le stanze proibite: scena dell'anime

Ooku: le stanze proibite: scena dell’anime

La sua più grande forza, come già detto, è senza dubbio l’empatia nei confronti del prossimo: grazie ad essa riesce ad arrivare al cuore delle persone. Con il suo carisma riuscirà a farsi accettare dagli altri abitanti dello Ooku, che vedranno in lui una vera e propria figura di riferimento. E sempre grazie a lui, la loro permanenza nell’harem diverrà più sopportabile.

Arikoto incarna l’eccezione che conferma la regola: gli altri abitanti dello Ooku risentono della condizione di prigionia in cui vivono e tirano fuori il loro lato peggiore. Egli invece sceglie di non soccombere ai suoi bassi istinti, anche nelle situazioni in cui sembra sul punto di perdere la flebile felicità conquistata.

E, soprattutto, è per merito suo che la giovane shōgun Iemitsu riuscirà a ritrovare parte della sua perduta serenità.
Il suo primo approccio con Arikoto non è dei migliori: la ragazza ha un temperamento altamente instabile, e scatta anche per un nonnulla.
La sua freddezza e il suo cinismo la portano a perpetrare azioni anche violente nei confronti di persone innocenti, senza un’apparente e valida ragione.

In realtà, la sua rabbia non è un semplice capriccio da principessa viziata o arrogante, ma la manifestazione ultima della sua disperazione e della sua solitudine. Nonostante rappresenti la massima autorità del Giappone feudale, la ragazza è in realtà, più di chiunque altro, del tutto impotente di fronte al proprio destino.

Vittima dei traumi del suo passato e delle circostanze del suo tempo, Iemitsu è stata costretta a celare la propria natura di donna in presenza dei daimyō e dei messaggeri stranieri.
Sa bene che l’unico motivo per cui viene trattata con riverenza è che lei sia l’unica a poter portare avanti la linea dinastica dei Tokugawa.
Anche lei, quindi, altro non è che un mezzo per raggiungere un fine più grande.
O per dirlo con le parole di Arikoto: “…Chissà quante volte la sua essenza femminile è stata calpestata…”.

Iemitsu, proprio come i suoi concubini, non ha mai potuto scegliere chi divenire. Il suo ruolo le è stato imposto, e come loro, è costretta a rimanere nell’ombra. Di fatti, non è altro che l’ennesima prigioniera di quella gabbia dorata.
E forse è proprio per questo che il rapporto fra lei e Arikoto risulta essere così speciale: l’uno è la speranza dell’altro, ciò che può dare conforto alla loro solitaria esistenza. Grazie al suo amore, lo shōgun riuscirà ad imparare a convivere con il proprio dolore, e accettando pienamente il proprio ruolo, divenendo una vera leader.

Da qui, il messaggio della serie: non puoi sottrarti alle avversità della vita, ma puoi scegliere se cadere nella disperazione, o rialzarti in piedi e trovare il buono anche nei momenti più oscuri.

Altri personaggi che possiamo annoverare sono Gyokuei, un altro giovane monaco buddhista, salvato da Arikoto in giovane età e per questo è fedelissimo nei suoi confronti. E l’anziana Kasuga, la consigliera di corte. Si tratta senza dubbio del personaggio più controverso della serie, a causa delle sue ben più che discutibili azioni.

Ooku: le stanze proibite

Ooku: le stanze proibite: scena dell’anime

Ogni sua decisione, per quanto meschina o violenta, nella sua mente è atta al bene del Giappone. Nel suo essere altruista, finisce per scadere in azioni orribili e riprovevoli, che vanno a discapito della felicità del singolo. Un sacrificio per lei più che necessario, attuato per un Bene superiore.

In buona sintesi, tutti i personaggi risultano profondi e umani, ed è difficile non riuscire ad empatizzare con loro. Perfino quelli più crudeli risultano a tratti simpatetici, per quanto non giustificabili. La violenza delle scene è percepibile anche senza essere resa visivamente, ma semplicemente allusa, ed ogni volta colpisce come un pugno allo stomaco. Rari, invece, i momenti in cui sia i personaggi che lo spettatore possono tirare un sospiro di sollievo, e in quanto tali preziosi.

Sembra quasi che sia la serie stessa a suggerirci: “Saranno molti nella vita i momenti in cui soffrirai, ma avrai anche delle gioie. Non lasciartele sfuggire”.


Tra storie… e Storia


Non è un mistero che le vicende raccontate in questa serie siano una specie di “what if..?” in chiave storica. A partire dalla licenza creativa del “Vaiolo dalla faccia rossa”, alla conseguente diminuzione della popolazione maschile e al rovesciamento dei ruoli di genere.

Grazie a questo escamotage, l’autrice presenta uno scenario alternativo per raccontare e farci vivere la Storia con occhi diversi, quasi istigandoci a domandarci se le cose non siano effettivamente andate così. Tutti i personaggi principali della vicenda si ispirano a figure storiche realmente esistite.

Per esempio, la balia Kasuga prestò effettivamente servizio presso la corte di Tokugawa Iemitsu. Mentre i soprannomi femminili usati da Iemitsu per riferirsi ai propri concubini (Oman, Onatsu, Oraku) sono i nomi delle donne amate dal vero shōgun Tokugawa Iemitsu, che ha governato il Giappone dal 1623 al 1641, anno della sua morte.

La genialità dell’opera di Yoshinaga risiede nella capacità di far coincidere eventi reali con il suo mondo fittizio. I suoi scritti si protraggono dall’ormai lontano 2005, fino a quando, nel febbraio 2021, la serie è giunta al termine.
La dedizione con cui l’autrice ha speso quasi due decadi di scrittura e disegno dimostra non solo l’incredibile impegno e la costanza nella realizzazione dell’opera, ma anche il profondo amore per la Storia.

Questa serie animata rappresenta il terzo adattamento all’opera di Yoshinaga – dopo un film ed una serie live action. Quest’ultima rinnovata per la seconda stagione e in arrivo in autunno. La produzione della serie animata Ooku – le stanze proibite è di Studio Deen, noto per la produzione di anime del calibro di Higurashi no naku koro (“When they cry“, 2006), “Lamù” (serie classica, in collaborazione con Studio Pierrot, del 1981), “Fate stay-night“, e molte altre.

Il cast conta un numero incredibile di volti ben noti nel panorama dell’animazione nipponica. Primo fra tutti, il protagonista maschile Arikoto, doppiato nientemeno che dall’inimitabile Mamoru Miyano (Light Yagami, Osamu Dazai, Rintarō Okabe, solo per citarne alcuni). Fra gli altri, si annoverano Yūki Kaji (Eren Yaeger, Meliodas di Seven deadly sins), Ayumu Murase (Hinata Shōyō di Haikyuu) e Tomokazu Seki (Padre Pucci, Jojo:Stone Ocean).

Al momento nulla lascia intendere un eventuale seguito della serie, come invece ne lascia ad intendere il finale, oltre all’attuale assenza di un annuncio ufficiale.
Che Netflix decida di rinnovarla o meno, Ooku – le stanze proibite, resta un’opera a dir poco affascinante, a cui tutti gli appassionati di Storia dovrebbero dare un’opportunità.

In chiusura, vi lasciamo ai nostri approfondimenti sui film marchiati Studio Ghibli di Totoro e Il Castello nel cielo per la rassegna “Un mondo di sogni animati”.

#INBREVE
4.5

RECENSIONE "OOKU: LE STANZE PROIBITE"

L’anime di “Ooku: le stanze proibite”, terzo adattamento delle light novel di Fumi Yoshinaga approda su Netflix. L’amore per la Storia espresso dall’autrice risulta evidente dalla cura e dalla passione riversata nella stesura dell’opera. I suoi personaggi, inoltre, così profondi e umani, contribuiscono a conferire alla serie una delicatezza unica, coinvolgendo emotivamente lo spettatore dall’inizio alla fine.

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