Connettiti con noi

Anime

Vinland Saga, recensione della prima stagione dell’anime: un gioiello tra letteratura norrena e animazione giapponese

Pubblicato

il

Thorfinn Vinland Saga stagione 1
Riviviamo insieme l’inizio del viaggio di vendetta del giovane Thorfinn nell’anime di Vinland Saga con la recensione della prima stagione.

Dopo ben 14 anni dalla pubblicazione del primo volume, a luglio 2019 è stata trasmesso su Prime Video l’adattamento anime della prima stagione di Vinland Saga

L’opera originale è un manga scritto e disegnato da Makoto Yukimura ed edito da Kōdansha, che ha debutatto sulla rivista Weekly Shōnen Magazine nel 2005, ma che fu successivamente trasferita sulle pagine della rivista seinen Afternoon.

L’accoglienza ricevuta dall’opera di Yukimura è stata decisamente positiva, tanto da riuscire a scalare le classifiche e posizionarsi al sesto posto nella top 10 dei manga più apprezzati sul sito “Anime News Network

Dopo il debutto nel 2019 sulla piattaforma streaming di Amazon, Vinland Saga ha anche ricevuto un adattamento in italiano da parte di Netflix nel luglio 2022. 

La produzione della prima stagione è stata seguita da WIT Studio (Attack on Titan s1-s3 e la frizzante serie anime Spy x Family che abbiamo recensito di recente), per passare poi nelle mani dello studio MAPPA (Attack on Titan: Final Season, Jujutsu Kaisen e Chainsaw Man) nella la seconda stagione, già in onda su Crunchyroll e Netflix a partire da gennaio 2023.

Cosa ne pensiamo, quindi, della prima stagione di Vinland Saga? Scopriamolo insieme con la nostra recensione dell’anime.


Un’ opera magna


L’anime si apre in un piccolo villaggio in Islanda nel 1002 d.C. nel quale vive il guerriero Thors, ex mercenario dei vichinghi di Jomsborg e considerato da tutti uno dei più temibili combattenti del nord. Con lui vivono la moglie Helga e i due figli Ylva, la maggiore, e il piccolo Thorfinn.

Thorfinn da piccolo

Attirato con l’inganno, Thors viene messo in trappola dal pirata Askeladd e i suoi uomini. Nonostante le sue capacità in combattimento, che gli permetteranno di sbaragliare tutta la ciurma nemica, egli si sacrifica in cambio della vita del figlio.

Da questo momento in poi, quindi, seguiamo le vicende e la crescita di Thorfinn, che decide di unirsi al gruppo di Askeladd con l’obiettivo di diventare abbastanza forte da ucciderlo, vendicando così il padre.

La trama non si focalizza solo sulla crescita del ragazzo, ma anche sull’evoluzione del suo rapporto con Askeladd. Infatti, tale rapporto diventa man mano più complesso e ambiguo, finché lo stesso pirata non diventerà una sorta di figura paterna per Thorfinn.

A fare da sfondo alla vicenda della trama trova spazio nella storia di Vinland Saga anche l’invasione dell’Inghilterra da parte dell’esercito danese, al quale si unirà anche la truppa di Askeladd.

L’incipit di Vinland Saga è un tropo narrativo classico che trae ispirazione da opere come l’Amleto di Shakespeare o i racconti narrati nel Gesta Danorum (opera storica danese) che ha ispirato lo stesso drammaturgo inglese o, in periodi più recenti, The Northman del giovane e visionario regista Robert Eggers.

I parallelismi con l’opera di Yukimura sono davvero tantissimi, come ad esempio l’ambientazione scandinava o l’epoca storica nella quale l’anime si ambienta, che è molto simile a quella della più importante opera letteraria danese

La storia che Vinland Saga vuole raccontare può essere considerata un dramma storico, ma allo stesso tempo ha anche gli stilemi del “racconto di formazione” (essendo un adattamento di un’opera cartacea, assolutamente annoverabile nel genere del romanzo di formazione, lo stesso può essere ritrovato nella serie animata).

La storia segue infatti il percorso di crescita e maturazione di Thorfinn, che passa dell’infanzia all’età adulta. Nonostante le fasi della crescita del giovane vichingo non ci vengano effettivamente mostrate a causa di un importante timeskip di 11 anni, grazie alle solide premesse che vengono fatte prima del salto temporale e l’ottima scrittura del personaggio permette allo spettatore di coglierne gli stati d’animo, le scelte e i comportamenti.


Un mondo spietato e crudele


Uno dei punti di forza di questo anime sono certamente i personaggi che popolano il mondo partorito dalla mente di Yukimura.

Quello che rende i protagonisti dell’opera così interessanti e ben riusciti è il fatto che l’autore non cerchi mai di renderli migliori agli occhi dello spettatore.

Non viene mai tracciata una linea di confine tra il bene e il male, non esiste mai davvero una fazione migliore dell’altra e le motivazioni di un determinato personaggio non sono mai descritte come più nobili rispetto a quelle di un altro.

Chiaramente lo spettatore sarà portato ad empatizzare maggiormente con i personaggi che gli verranno presentati come protagonisti o che saranno centrali all’interno delle vicende narrate, ma nessuno di essi è l’eroe senza macchia che ci si può aspettare da un anime o un manga Shōnen.

Non a caso la pubblicazione di Vinland Saga, come già accennato in precedenza, dopo un primo periodo su Weekly Shōnen Magazine sia stata spostata in un secondo momento su Afternoon, ovvero una rivista seinen. I personaggi di maggior spicco e risalto non risultano quindi essere più “buoni” o “eticamente migliori”, ma quelli più carismatici, qualità che però esula dalla loro tempra morale. Askeladd soddisfatto 

L’esempio più lampante è probabilmente Askeladd, machiavellico e spietato, ma allo stesso tempo un leader nato e che, a modo suo, prende molto a cuore il suo discepolo/nemico Thorfinn.

Askeladd e tutto il suo esercito, sono uomini brutali che invadono villaggi facendo razzia di provviste e tesori, completamente indifferenti al dolore e ai danni che causano. Lo stesso Thorfinn è un personaggio profondamente tormentato, ben lontano dal protagonista completamente devoto ad una buona causa. Non si pone quasi mai questioni sulla differenza tra ciò che è giusto e ciò che, invece, è sbagliato, ma in maniera molto fredda e pragmatica porta a termine tutti i compiti assegnatigli da Askeladd per un suo mero tornaconto personale: poter avere una nuova occasione di affrontarlo in duello.  

Gli attori in gioco sono tutti consapevoli di vivere in un mondo che non guarda in faccia nessuno, dove perfino il tuo più vecchio compagno d’armi può tradirti e pugnalarti alle spalle. Proprio per questo non esiste una vera lotta tra le forze del bene e quelle del male, il che rende il mondo di Vinland Saga estremamente brutale, ma al contempo molto vicino alla realtà storica a cui appartiene.  

Un ulteriore pregio dell’opera è un world building davvero di pregevole scrittura. Il mondo nel quale si animano le vicende è decisamente vivo e convincente, muta e cambia nel corso dei lunghi anni che trascorrono durante il susseguirsi delle diverse puntate.

Oltre alle vicende del microcosmo dei protagonisti, l’autore aggiunge sempre nuove questioni sullo sfondo che, pur essendo in secondo piano, risultano di fondamentale rilevanza per il prosieguo della trama.

Lo scenario politico dell’anime è ben condito da intrecci e intrighi e non risulta mai noioso, anzi, esso riesce a coinvolgere lo spettatore in egual modo rispetto alle parti più movimentate e concitate come quelle delle battaglie o degli scontri.

La grande attenzione che Yukimura ha messo all’interno della propria opera si può evincere dal fatto che quest’ultima riesca a condensare e alternare sapientemente elementi di fantasia con elementi di ispirazione storica. Personaggi come Thorfinn, il principe Canuto, il re Sweynn e Thorkell sono tutti liberamente ispirati da figure nordiche, storiche o leggendarie. 


Padri e figli


I temi che il noto mangaka giapponese autore di Vinland Saga tratta all’interno della propria opera sono molteplici, ma quello che tra tutti spicca maggiormente è certamente il rapporto padre figlio e, ancora di più, l’importanza della figura paterna in una società fondata sulla forza e sulla violenza e di come possa influire sulla crescita del proprio figlio. 

Primo esempio di come viene affrontata questa tematica (e il più importante) è, ovviamente, il personaggio di Thorfinn, che cresce grazie al rapporto con due uomini completamente opposti tra loro. Il padre biologico e naturale del ragazzo, Thors, è considerato da tutti tra i più temibili guerrieri dell’Europa Settentrionale, ma, dopo anni passati sui campi di battaglia, subisce un radicale cambiamento in seguito alla nascita della figlia. Thors cerca la sua redenzione abbandonando la vita da mercenario e promuovendo la cultura della non-violenza nel proprio villaggio. In quest’ottica cresce anche il figlio Thorfinn, il quale però, a causa anche dei paragoni col padre, sogna una vita da guerriero.

Thors Vinland Saga con la spada pronto a combattereQuella di Thors è una figura fortemente spirituale, che a tratti potrebbe ricordare un personaggio di un film di Akira Kurosawa, che viene completamente contrapposta a quella di Askeladd, il secondo “padre” del protagonista della storia. Quest’ultimo, dopo la morte di Thors, diventa il punto di riferimento per Thorfinn e i due sviluppano un effettivo rapporto padre-figlio basato però totalmente sulla violenza. Askeladd mette da subito il proprio figlio/discepolo in prima linea, commissionandogli spesso omicidi per il suo tornaconto e la cui ricompensa è la concessione al ragazzo di poterlo affrontare in duello per poter vendicare il padre

Questo tema non si limita però solo al protagonista, ma ha ben più ampio respiro nel corso di tutta la prima stagione e in particolar modo nella seconda parte; infatti, scopriremo che lo stesso Askeladd ha subito un destino simile a quello di Thorfinn. Anche per lui possono essere individuate due diverse figure paterne completamente opposte, che saranno fondamentali per plasmare i suoi ideali e la sua personalità


Se cerchi vendetta …


Anche la vendetta è uno dei punti cardine attorno a cui si muove l’intera prima stagione di Vinland Saga.

Infatti, tutta la vita del protagonista è dedicata all’unico scopo di vendicare la morte del padre, quindi ad uccidere Askeladd. Questa sua sete di vendetta non è mai messa sullo sfondo o come sottotesto rispetto alla trama principale, al contrario è più volte esplicitamente dichiarata dallo stesso Thorfinn direttamente ad Askeladd. I due si affrontano molteplici volte in duello, sempre con lo stesso esito, l’ennesima sconfitta ed umiliazione di Thorfinn da parte di colui che è allo stesso tempo suo mentore e suo nemico giurato.

Ma non è solo Thorfinn ad essere mosso dal sentimento di vendetta: lo stesso assassinio di Thors viene architettato dal re di Danimarca, Sweyn I, il quale tramava vendetta nei confronti dell’ex mercenario per un torto subito anni addietro. Anche lo stesso Askeladd, dietro l’ arguzia e i machiavellici piani, nasconde un passato di crudeltà e caratterizzato da un forte sentimento di vendetta. Il giovane Thorfinn contro Askeladd

L’anime, nel corso delle 24 puntate, si popola di personaggi più o meno importanti sempre più vari e ciò che anima le motivazioni di gran parte di essi è proprio il desiderio di vendicarsi che fa da fil rouge per almeno tutta la prima stagione.

Vinland Saga, però, non si limita a mettere in scena le storie dei suoi diversi protagonisti che condividono tutti da medesime motivazioni, ma riesce anche a presentare svariate sfumature e sfaccettature di ognuno di essi, rendendoli unici nel loro modo di affrontare e reagire a una pulsione forte e logorante come quella di volersi riscattare tramite la vendetta.


Un lato tecnico non sempre all’altezza


Veniamo ora al punto più critico dell’opera di WIT Studio, ovvero le animazioni.

I problemi non sono pochi, in diverse occasioni il lavoro fatto dallo studio di Musashino risulta poco curato o addirittura mal realizzato. Questo accade nelle più disparate situazioni che vanno da primi piani con espressioni innaturali, a scene corali e più concitante nelle quali capita che manchi qualche volto sullo sfondo.

Un ulteriore problema delle animazioni riguarda la realizzazione degli specchi d’acqua, che spesso non risulta credibile e molte scene appaiono statiche per questo motivo. Animare delle superfici liquide è sempre un aspetto difficile per qualsiasi opera, ma per un anime che si ambienta in epoca vichinga e vede diverse situazioni che coinvolgono mari e fiumi rende le imperfezioni ancora più evidenti.

Tuttavia, ci sono anche delle animazioni molto più riuscite: alcuni scontri e scene di battaglia sono ben realizzati, come ad esempio i diversi duelli tra Thorfinn ed Askeladd. Menzione importante è la sequenza di apertura dell’anime dove assistiamo, tramite un flashback, ad un enorme battaglia navale che vede protagonista Thors in un superbo piano sequenza.

Per quanto riguarda le diverse sigle di opening e di ending, elementi ormai diventati di rilevante importanza nel mondo dell’animazione giapponese, anche in questo caso la qualità è altalenante.

Se le due soundtrack della prima tranche di episodi (dal primo all’undicesimo) sono un valore aggiunto, in particolare l’ending song Torches di Aimer il cui attacco a fine di ogni episodio vi invoglierà a lasciar scorrere i titoli di coda per poterla apprezzare per intero, lo stesso non si può dire per quelle della seconda parte (per le puntate dalla 12 alla 24) che risultano decisamente meno memorabili.

Thorfinn cresciuto combatte con un coltello in mano

Per concludere questo lungo viaggio, vogliamo mettere in discussione una scelta forse poco coraggiosa: in entrambe le versioni del prodotto si è scelto di far parlare tutti i personaggi nella stessa lingua (quindi giapponese nel caso della versione originale e italiano nel caso della versione doppiata), nonostante venga ribadito più volte come uno dei principali problemi in cui si imbattono i personaggi è proprio la barriera linguistica, che rende difficile o impedisce del tutto la comunicazione tra personaggi provenienti da paesi differenti.

Il fatto di sentire parlare a tutti la stessa lingua, ma allo stesso non capirsi perché, da quanto abbiamo appreso, i loro idiomi non dovrebbero essere gli stessi, crea una sensazione di estraniamento che rischia di diminuire il coinvolgimento dello spettatore. 

Allo stesso tempo è chiaro anche che la scelta di doppiare personaggi in lingue diverse in base alla loro origine avrebbe richiesto tempi e costi probabilmente troppo importanti, rischiando inoltre di allontanare un’importante fetta di pubblico.

Si è scelto, quindi, di optare per una sospensione dell’incredulità che, in fin dei conti, non infastidisce, ma fa pensare a quanto sarebbe potuto essere interessante vedere questo prodotto scoprendo anche le diverse lingue di ognuno dei protagonisti. Peccato.

In chiusura, vi lasciamo ad alcuni altri interessanti articoli, come la nostra recensione dei film di Sword Art Online e la nostra recensione di Akira.

#INBREVE
4

VINLAND SAGA STAGIONE 1 IN BREVE: L'INIZIO DI UN VIAGGIO

Il giudizio finale sulla prima stagione di Vinland Saga non può che essere positivo. Le tematiche affrontate sono tante, differenti e mai trattate in maniera superficiale. L’ottimo mix tra finzione e opera storica riesce a dar vita ad un mondo credibile e ricco di eventi. A questo vanno aggiunti personaggi ben caratterizzati e carismatici che popolano il mondo creato da Yukimura.

Dopo una roboante prima stagione, la produzione del secondo ciclo di episodi è stata affidata alle mani di MAPPA, che ha rilevato il lavoro sicuramente buono, ma in parte rivedibile, di WIT Studio. Sperando che questo passaggio di testimone porti delle migliorie nel reparto in cui la prima stagione di Vinland Saga è risultata più debole e meno convincente, non ci resta che scoprire, settimana dopo settimana, come si sta evolvendo una delle storie più affascinanti degli ultimi anni dell’animazione giapponese.

Advertisement

follow us

Trending