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Anime

L’immortalità del Fuji. Undead Murder Farce fra mito e animazione

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Undead Murder Farce

Terminata lo scorso 27 settembre, Undead Murder Farce (titolo originale Undead Girl Murder Farce) è il perfetto connubio fra mystery, crime, letteratura gotica e mitologia giapponese.

Tratto dai romanzi di Yugo Aosaki, l’adattamento anime si compone di 13 episodi, trasmessi fra il 6 luglio e il 28 settembre scorso sulla piattaforma streaming Crunchyroll. La prima stagione è diretta da Mamoru Hatakeyama, scritta da Noboru Takagi e prodotta dallo Studio Lapin Track.


Una farsa alternativa


“Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso.”

(Gigi Proietti)

Mai parole potevano essere più azzeccate di queste per raccontare il cuore di Undead Murder Farce. I protagonisti si muovono come attori sulla scena. Tutto è recitato, tutto è finzione…o forse no?

A introdurre lo spettatore in un mondo alternativo popolato da lupi mannari, vampiri e mostri è Tsugaru Shunichi, sterminatore di Oni e megalomane appassionato di teatro.

Tsugaru Shunichi

Credits Crunchyroll.

Il suo carattere esuberante, in stile “scemo del villaggio”, contrasta con le atmosfere gotiche e lugubri di un Giappone alternativo di epoca Meiji e poi della Londra del 19° secolo. Ciononostante, Tsugaru non esita a mostrare spesso il suo lato serio e freddo. Il nostro particolare protagonista fa parte di un circo. Il suo numero: uccidere yokai per il divertimento del pubblico.

È così che viene reclutato dalla geniale mente detective che porta il nome di Aya Rindo. E, in effetti, solo di testa si può parlare, dal momento che il suo corpo è stato decapitato dal demone servitore del Professor Moriarty.

Vi ricorda qualcuno? Ebbene, il personaggio partorito dalla penna di Sir Artur Conan Doyle non è l’unico personaggio legato al mondo della letteratura presente nella serie. Il regista dietro Kaguya-sama: Love is War si è divertito a mescolare mitologia e letteratura. Il mostro di Frankenstein, la vampira Carmilla, Jack lo Squartatore, Aleister Crowley (Tomokazu Sugita), Arsenio Lupin (Mamoru Miyano), il Fantasma dell’Opera sono solo alcuni dei personaggi che popolano la serie.

Ma facciamo un passo indietro. Undead Murder Farce non è altro che uno spettacolare caso di omicidio. Dal patto fra Tsugaru e Aya nasce un’improbabile squadra di detective incaricata di indagare sul caso della puntata, in una cascata che sempre di più avvicinerà i protagonisti a raggiungere i loro scopi. Tsugaru, infatti, cerca un modo per allungare la propria vita, mentre Aya Rindo rivuole indietro il suo corpo. I due, però, non sono da soli, ad accompagnarli c’è la fedele, e fin troppo seria, Shizuku Hasei (Makoto Koichi).


La morte dell’immortale


Costruire un giallo in grado di incollare lo spettatore allo schermo non è per niente semplice. È necessaria molta pazienza e una pianificazione minuziosa di ogni indizio e dettaglio. L’omicidio deve essere abbastanza complesso da non essere scontato e al contempo la soluzione deve essere inconfutabile.

Come una moderna PoirotAya Rindo è la mente della serie. Fredda, attenta, critica, al suo sguardo non sfugge nulla e grazie a lei la squadra diventa famosa anche al di fuori del Giappone. Aya, però, è molto più di un’acuta detective.

È una testa. Immortale. Chiusa in una dorata gabbia per uccelli. Un mistero dentro un mistero. Undead Murder Farce intreccia brillantemente diversi fili: la tensione crescente degli omicidi sublima nella domanda sottintesa di ogni puntata: chi è Aya Rindo e perché di lei rimane solo la testa?

Aya Rindo - Undead Murder Farce

Credits Crunchyroll.

La risposta non tarda ad arrivare, per quanto in maniera parziale. Aya è un Fushi, in altre parole un immortale. Spinta dalla volontà di morire, Aya è alla ricerca di colui che finalmente potrà ucciderla, però prima ha bisogno di ritrovare il resto del suo corpo.

Il patto con Tsugaru si fonda proprio su questa decisione. Aya, infatti, spera che l’Oni sia in grado di ucciderla e permetterle, così, di riposare in eterno. Inoltre, colui che possiede il corpo del Fushi e colui che ha trasformato Tsugaru in un mezzo Oni sono la stessa persona.

Ma da cosa trae origine il Fushi (o Fuji)? Come nasce la leggenda degli esseri immortali in Giappone?


La leggenda del Fushi


C’era una volta, tanto tempo fa, in un villaggio del Giappone, un anziano tagliatore di bambù di nome Okina. Lui e la moglie non avevano figli e vivevano in condizioni di estrema povertà. Infatti, per quanto l’uomo potesse lavorare e per quanto bambù potesse tagliare, lui e la moglie non riuscivano ad elevare la propria condizione. Un giorno, però, l’anziano si imbatté in una canna di bambù splendente.

Tagliandola, trovò al suo interno una bambina, brillante come una stella e grande poco più di un pollice. Il vecchio Okina, prese la bimba e la portò a casa con sé. I due coniugi adottarono la bimba, amandola con tutto il cuore e chiamandola Nayotake no Kaguya-hime, letteralmente “Principessa Splendente del Flessuoso Bambù“.


Il costo della bellezza


Da quel momento la fortuna sorrise al tagliatore di bambù: ogni canna che l’uomo tagliava era piena d’oro e così la famiglia si arricchì. I giorni passavano e, nel giro di tre mesi, Kaguya divenne una giovane bellissima, come mai ne erano esistite. I genitori, perciò, la vestirono con meravigliosi kimoni e presero a trattarla come una principessa, nascondendola alla vista degli altri.

La presenza della fanciulla sembrò riempire di luce e gioia la casa, come se un’influenza benigna avesse posato il proprio sguardo sull’anziana coppia, ricompensandoli per la vita di stenti condotta sino a quel momento. Ma Kaguya era talmente splendida che era impossibile celarla al mondo per sempre.

Per celebrare il suo nome, prese il via un enorme festival che durò tre giorni, durante il quale molti uomini si accamparono fuori il recinto della villa nella speranza di essere ricevuti in casa e vedere la principessa. Ogni loro richiesta, però, venne sistematicamente rifiutata e così cominciarono a creare dei piccoli buchi nel recinto per vedere Kaguya passare nella veranda.

TAKETORI MONOGATARI - la favola della principessa splendente

The Tale of the Bamboo Cutter – book set, Japan. OA, The Metropolitan Museum of Arts.

Giorno dopo giorno, la determinazione degli uomini cominciò a vacillare, finché lentamente se ne andarono. Tutti, eccetto cinque, la cui volontà era così forte da sopportare la fame, la sete, la pioggia e il sole cocente pur di vedere la fanciulla. Scrissero lettere e poemi, ma nulla di tutto ciò servì. Ben presto le stagioni cambiarono, l’inverno lasciò il posto alla primavera, e, infine, sopraggiunse l’estate.

L’anziano Okina, preso da pietà nei confronti dei cavalieri e non volendo che la figlia rimanesse sola alla sua morte, pregò la giovane di incontrare i cinque uomini. Kaguya, allora, pose una condizione: i cavalieri avrebbero dovuto dar prova del loro amore portandole qualcosa che lei desiderasse possedere.


Le prove impossibili


La principessa splendente chiese al Primo Cavaliere di portarle la coppa di pietra che era appartenuta a Buddha in India. Al Secondo Cavaliere fu chiesto di andare alla Montagna di Horai, che si diceva fosse situata nel Mare Orientale, e di portarle un ramo del meraviglioso albero che cresceva sulla sua cima. Le radici di quest’albero erano d’argento, il tronco d’oro e i rami portavano come frutto gioielli bianchi.

Al terzo cavaliere toccò il compito di andare in Cina a cercare il topo di fuoco e di portarle la sua pelle, mentre al quarto cavaliere fu detto di cercare il drago che portava sulla testa la pietra che irradiava cinque colori e di portargliela. In ultimo, il quinto cavaliere doveva trovare la rondine che portava una conchiglia nello stomaco e portargliela.

Essendo il viaggio per l’India molto pericoloso, il primo cavaliere si recò al tempio di Kyoto e, pagando una grossa somma al sacerdote, prese la coppa di pietra dall’altare. Dopodiché aspettò tre giorni e fece ritorno dalla principessa. Ella aprendo l’involucro dorato in cui era stata messa la coppa, si accorse che essa non splendeva affatto e che, quindi, era falsa. Rifiutò il cavaliere che, disperato, tornò a casa.

Il secondo cavaliere si imbarcò su una piccola nave e, giunto a terra dopo tre giorni di navigazione, si fece costruire una casa inaccessibile. Lì, si rinchiuse assieme a sei dei migliori orafi per costruire il ramo chiesto da Kaguya. Costruito il ramo d’oro e d’argento, il cavaliere fece ritorno alla casa del tagliatore di bambù per presentare il suo dono. Tuttavia, la ragazza non credette all’autenticità del ramo. Prontamente il cavaliere disse di aver raggiunto il Monte Horai dopo mille peripezie, affrontando tempeste e demoni, aver colto il ramo e averlo riportato subito alla sua amata.

La principessa splendente

The Tale of the Bamboo Cutter – book set, Japan. OA, The Metropolitan Museum of Arts.

Nel frattempo giunsero alla casa anche i sei gioiellieri che non erano stati pagati dal cavaliere per il loro lavoro, chiedendo un risarcimento. Così, anche il secondo cavaliere fu smascherato. Il terzo non ebbe maggiore fortuna. Egli chiese a un suo amico in Cina di recuperare per lui la pelle del topo di fuoco a qualsiasi costo. Ottenuta la pelle, il cavaliere fece ritorno, ma Kaguya volle mettere alla prova la pelle. Tolta dalla scatola, la gettò nel fuoco, dove bruciò in un istante: la pelle del topo di fuoco si diceva che non potesse essere distrutta da alcuna fiamma. Perciò venne alla luce anche l’inganno del terzo cavaliere.

Il quarto inviò i suoi servi in lungo e in largo per cercare il drago, ma essi non portarono a compimento la missione. L’uomo, allora, passato un anno ad aspettare, decise di imbarcarsi insieme agli ultimi suoi servitori. Purtroppo, durante la navigazione, li colse una tempesta. Per fortuna la nave riuscì a raggiungere la terraferma, ma il cavaliere si ammalò gravemente. Il governatore del luogo venne a sapere delle sue peripezie e lo invitò nella sua dimora. Durante la convalescenza, l’uomo ripensò a tutto quello che aveva passato e decise di non fare più ritorno dalla principessa.

A questo punto, rimase solo un cavaliere, il quale, però, fallì miseramente non riuscendo a trovare la rondine che portava la conchiglia nello stomaco.


L’amore dell’Imperatore


Nel frattempo, la notizia della bellezza di Kaguya si sparse fino a raggiungere il palazzo imperiale. Tant’è che persino l’Imperatore volle chiedere la giovane in sposa, dopo averla vista ed essersi perdutamente innamorato di lei, ma Kaguya rifiutò.

Con l’avanzare dell’estate, Kaguya diventò sempre più malinconica, finché, un giorno, rivelò ai genitori adottivi di essere la Principessa della Luna e che il suo tempo sulla Terra era ormai giunto al termine. Saputa la notizia, l’Imperatore inviò molte guardie, per impedire che gli abitanti della luna la portassero via.

Tutti gli sforzi furono vani. La principessa, ammantata di piume, raggiunse la sua gente, lasciando dietro di sé soltanto una lettera, il suo mantello d’oro per i genitori e l’elisir di lunga vita all’Imperatore. Consumato dalla tristezza, egli incaricò i suoi più fedeli servitori di portare l’elisir e la lettera sulla montagna più alta, nella provincia di Suruga, e bruciarli, cosicché il fumo potesse raggiungere la principessa.

Da quel momento alla montagna fu dato l’appellativo in kanji 富士山 che si può tradurre letteralmente con “Montagna ricca di guerrieri“, proprio per indicare l’arrampicata dell’esercito imperiale. Ma quel monte è passato alla storia con il nome di Monte Fuji, 不死 (Fushi), che significa “immortale”. Ed è proprio dal nome del monte più celebre di tutto il Giappone che sono nati i Fushi come Aya Rindo.

Taketori Monogatari - la principessa splendente

The Tale of the Bamboo Cutter – book set, Japan. OA, The Metropolitan Museum of Arts.


La leggenda attraverso il tempo


La storia della Principessa Splendente ha attraversato i secoli e ha assunto molte forme. Nel 1935, Yoshitsugu Tanaka diresse il film Kaguya Hime, la cui fotografia venne affidata a Eiji Tsuburaya. Purtroppo, la pellicola è stata dichiarata perduta per molto tempo, finché il British Film Institute ne ritrovò una copia. Circa cinquanta anni dopo, nel 1987, la leggenda divenne oggetto del film di Kon Ichikawa, e vide fra gli interpreti Yasuko Sawaguchi, Toshirō Mifune, Ayako Wakao e Megumi Odaka.

Persino l’ultima pellicola di Isao Takahata per lo Studio Ghibli riprende la celebre storia. Takahata ha iniziato a lavorare al film già nel 2005, sebbene l’idea originale di fondo si basasse sulla storia di Heike Monogatari (“Il racconto della famiglia Taira”), un’altra narrazione dell’epica nipponica. Il progetto venne, tuttavia, ostacolato dall’animatore Osamu Tanabe il quale si rifiutò di trasporre le scene cruente del massacro. A risolvere la questione intervenne l’allora presidente della Ghibli, Toshio Suzuki, che propose proprio la storia di Kaguya-hime.

Nel 2008 la Ghibli annunciò due opere in contemporanea: una di Takahata e una di Miyazaki. Gli storyboard di Taketori Monogatari vennero completati intorno al dicembre di due anni dopo, ma l’annuncio del film arrivò solamente nel 2012, insieme a Si alza il vento. Dopo ben 8 anni di lavoro e 5 miliardi di yenLa Storia della Principessa Splendente venne presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes del 2014.

Anche Leiji Matsumoto si è cimentato nella trasposizione della storia, con la sua La regina dei mille anni, nella quale Kaguya è la regina vissuta mille anni prima della protagonista. Troviamo, però, altri riferimenti anche nella puntata 84 di Sally la maga, della Toei Animation, andato in onda nel 1966, nella puntata 76 di Keroro e pure nell’episodio 42 di Lupin, intitolato “Il segreto della principessa Kaguya“.

Oppure, come dimenticare le citazioni nei film di Sailor Moon S – The MovieInuyasha – Il castello al di là dello specchio, passando per le serie anime di Doraemon (ep. 157 e 731), Detective Conan (ep. 444-445).

Chissà se, nella seconda stagione di Undead Murder Farce, si scoprirà che Aya Rindo non è solo immortale, ma è essa stessa la famosa Principessa Splendente. Non ci resta che aspettare e vedere.

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