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My Hero Academia, la recensione della sesta stagione: il primo grande scontro e la calma prima della tempesta

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My Hero Academia Sesta Stagione
Ecco la nostra recensione della sesta stagione di My Hero Academia appena conclusa.

Per parlare della sesta stagione di My Hero Academia, vorrei parlarvi di come ho conosciuto questa serie. La prima volta che l’ho vista è stato nove anni fa, nel 2016, quando ha debuttato in simulcast su VVVVID (ora la serie è trasmessa da Cruncyroll). Ne rimasi subito affascinato.

In un mondo in cui l’ottanta percento della popolazione ha sviluppato un potere speciale, chiamato quirk, il protagonista Midoriya Izuku è un individuo del tutto normale dal punto di vista biologico. A differenziarlo è il suo sogno di diventare un Hero, che rasenta l’ossessione visto che senza quirk sarebbe impossibile contrastare i temibili villain che popolano il mondo dell’opera.

Con il progredire della storia il giovane otterrà i poteri, cosa piuttosto facile da prevedere essendo comunque uno shōnen, tuttavia i presupposti erano di certo intriganti.

Deku Piccolo

Mi rendo conto che in realtà, spiegato così l’incipit della storia non si discosta poi troppo dalle convenzioni tipiche del target: il protagonista inizialmente sembra un buono a nulla ma con il progredire della storia dimostra capacità nascoste. Già nelle prime puntate, però, la trama ci mostra qualcosa di insolito rispetto a ciò che ci aspetteremmo da un normale prodotto del genere.

Izuku non nasconde un potere segreto, non lo ha proprio. Lui non è un buono a nulla di per sé, è semplicemente impotente nel modo più brutale e nonostante tutta la sua buona volontà. A dimostrazione della cosa è il fatto che solamente grazie a lui, in tutto il suo essere decisamente non super, il talentuoso ma irascibile Bakugō Katsuki viene salvato. Qui i ruoli sono invertiti: in teoria dovrebbe essere il possente Bakugō che salva, che è al centro degli eventi. Invece è il “senza quirk” Midoriya a essere sotto i riflettori della trama.

Quando iniziai a vederlo pensai subito che al di là dell’apparente aderenza al modello narrativo del tipico shōnen ci fosse qualcosa in più in questo anime. Ovviamente all’epoca questa era una mia semplice congettura. Eppure, vedendo l’opera nel suo attuale complesso è proprio così.

My Hero Academia (e in particolar modo la sesta stagione di cui tratterò con questa recensione) è un gioiello dell’animazione contemporanea, che riesce a prendere i super da un punto di vista particolare che mette in evidenza la vera forza degli eroi. Quest’ultima stagione conferma quanto di buono fatto in precedenza, raccogliendo i semi piantati già nelle prime puntate e facendoli sbocciare.


Qualche aspetto tecnico


Per coloro che sono meno in confidenza con la serie meglio dare qualche numero. My Hero Academia (Boku no hīrō akademia in Giapponese) è tratto dall’omonimo manga di Kōhei Horikoshi, che ha debuttato sul numero 32 del 2014 di Weekly Shōnen Jump (in Italia è arrivato nel 2016 grazie a Star Comics). Al momento il manga conta 374 capitoli raccolti in 37 tankōbon.

 

L’anime ha fatto la sua comparsa sugli schermi nel 2016 e il 25 marzo scorso ha raggiunto l’episodio numero 138 che conclude la sesta stagione (adattamento che arriva a comprendere il volume 33 del manga). A conferma del successo ci sono non solo vari spin-off cartacei, ma ben otto OVA (original video animation, produzioni contraddistinte per essere ideate per l’home video – fruibili sempre su Crunchyroll) e tre lungometraggi (My Hero Academia: Two Heroes, My Hero Academia Heroes: RisingMy Hero Academia: World Heroes’ Mission).

Studio Bones Covers

La produzione è di altissimo livello, cosa che non sorprende visto l’ampio successo. Ad occuparsene è stato lo studio Bones, marchio di qualità che ha dato vita ad alcuni tra i migliori anime moderni. Tra i più famosi ricordiamo: Eureka Seven, Soul Eater, Full Metal Alchemist (entrambe le versioni animate prodotte), Mob Psycho 100 e Bungo Stray Dogs. Insomma, le animazioni fluide ad alti frame e i disegni costantemente impeccabili sono di casa quando a occuparsene troviamo un gigante come Bones

La sesta stagione, comunque, tiene testa alle precedenti, mantenendo la chiara abilità nella resa delle mosse speciali che risultano impeccabili sia nei disegni che nell’animazione stessa. Questo traguardo è ancora più notevole se teniamo in considerazione che ognuno dei numerosi personaggi riesce ad avere movimenti piacevoli da vedere e al tempo stesso distintivi, che rendono ognuno dei protagonisti unico e facilmente distinguibile dagli altri.

Dal punto di vista della struttura narrativa, la serie si allinea ai precedenti cinque cicli di puntate. I ventiquattro episodi che ne costituiscono la stagione sono divisi in due parti o cour (che in questo caso ricalcano due archi di trama): il Paranormal Liberation War Arc (episodi 114-126) e il Dark Hero Arc (episodi 127-138).

Il primo segue gli sviluppi di quanto preparato alla fine della quinta stagione: l’attacco degli Heroes al Fronte di Liberazione del Paranormale. L’obiettivo del quale è di impedire il vero e proprio colpo di stato programmato dall’organizzazione. Il secondo, invece, sviscera le conseguenze della prima parte

Se questa struttura ricalca quella delle stagioni precedenti il è il tono della narrazione a essere differente: la trama è uniformemente seria, a tratti cupa.

Nelle stagioni fino alla quinta le parti (che possono essere composte da uno o più archi narrativi) alternano leggerezza e serietà. Una delle due generalmente si concentra sull’aspetto formativo, facendoci seguire gli eventi scolastici o comunque in cui i personaggi sviluppano le proprie abilità.

Questi momenti sono contemporaneamente sfruttati per approfondire le storie individuali. L’altra, di contro, tendenzialmente racconta eventi legati alla trama principale, facendola procedere. In questa sesta stagione di My Hero Academia, invece, il ritmo della narrazione subisce un’impennata, continuando a incalzare episodio dopo episodio.

My Hero Academia Sesta Stagione Autori Sigle

Entrambi gli archi di trama sono ricchi di eventi importanti e di colpi di scena mozzafiato, che tengono sempre sul filo del rasoio.

Un ultimo aspetto veramente notevole sono le sigle. In totale ci sono due sigle di apertura e due di chiusura, ognuna dedicata a un arco narrativo.

Le puntate del Paranormal Liberation War Arc sono aperte da Hitamuki dei SUPER BEAVER e chiuse da SKETCH di Kiro Akiyama. Quelle del Dark Hero Arc, invece, sono aperte da Bokurano di Eve e chiuse da kitakaze dei SIX LOUNGE. Le sigle di apertura hanno toni positivi e speranzosi, mentre le sigle di chiusura sono più malinconiche e riflessive

L’armonia complessiva tra episodi e sigle è davvero ben riuscita. Le opening mettono lo spettatore in uno stato d’animo positivo che gli dia la spinta per seguire le puntate ricche di eventi difficili e inaspettati.

Le due ending, invece, leniscono il peso degli avvenimenti raccontati, accompagnando chi sta davanti allo schermo durante il distacco dalla narrazione. Le sigle non sono spesso oggetto di analisi e nemmeno qui ci addentriamo molto in effetti, tuttavia credo sia importante almeno notare il magistrale lavoro fatto.


Nodi che vengono al pettine


Passando agli eventi che hanno luogo nella serie, la prima cosa che si può dire è che la sesta stagione di My Hero Academia fa emergere in maniera preponderante buona parte delle questioni lasciate indietro o rimaste abbozzate, non limitandosi a risolvere solo quanto successo nel finale della quinta stagione.

Quest’ultima si era conclusa con gli Heroes che si preparavano a sventare il piano del Fronte di Liberazione del Paranormale. Alla fine dell’ultima puntata avevamo scoperto che Shigaraki Tomura si sta potenziando in un ospedale sconosciuto e che i progetti del male sono al lavoro.

Abbiamo quindi tre situazioni rimaste in sospeso: la prima riguarda l’entità dell’intervento degli Heroes; la seconda, quale sia il piano dei Villain; la terza e ultima questione concerne il potenziamento di Shigaraki.Copertina della sesta stagione di My Hero Academia

Oltre a quanto menzionato poc’anzi, ci sono anche altri aspetti in sospeso (non di minor importanza), come la vera natura del potere di Deku. Il ragazzo stava cercando di entrare in contatto con i suoi nuovi poteri e stava iniziando a comprenderne la vera natura.

La stagione si apre proprio nel momento in cui gli Heroes si apprestano a mettere in atto la più grande operazione collaborativa mai svolta nella storia: assaltare la base del Fronte di Liberazione, arrestarne i simpatizzanti e irrompere nell’ospedale in cui si trova Shigaraki per fermarne i progressi. Tutto questo con varie operazioni simultanee sparsi per il paese.

Gli eventi sono comunque concentrati principalmente intorno al quartier generale dell’organizzazione dei Villains e all’ospedale in cui si trova Shigaraki, che è stato identificato. 

Un piano ambizioso, sia per la storia stessa, ma anche soprattutto a livello narrativo. Per gli autori deve essere certamente stata una sfida raccontare così tanti eventi cruciali e contemporanei tra loro. Le potenziali difficoltà che potevano emergere sono però state gestite alla perfezione.

Non solo la storia si dispiega linearmente senza confusioni temporali (problema tipico di questi tipi di trame), ma nel contempo riesce anche a sviluppare alcune linee secondarie senza perdere il filo. Per assicurarsi che allo spettatore non sfugga nulla, in più, ci sono anche alcuni momenti riassuntivi che chiariscono le relazioni temporali tra gli eventi.

L’impalcatura narrativa si alterna tra gli eventi alla villa del Fronte di Liberazione e quelli all’ospedale che ospita Shigaraki. Nel mentre grazie a pochi flashback ben inseriti vediamo cosa ha fatto Hawks durante il periodo di infiltrazione.

La Famiglia TodorokiTali scene hanno il compito di approfondire l’indole di Twice e il suo ruolo negli eventi. Vengono anche svelate la storia di Mr. Compress e nuovi retroscena legati alla storia della famiglia Todoroki. Quest’ultima in particolare, se era già la migliore sotto-trama dell’anime, si sviluppa fino a diventare un vero e proprio tema secondario della serie.

Senza entrare nei dettagli, né degli eventi in sé né dei loro esiti, lo scontro si conclude in un certo senso con un pareggio. Entrambe le parti accusano pesanti perdite e non sembra esserci un vero e proprio vincitore. Questo risultato a metà è un grosso smacco per gli Heroes. Essi devono sostenere un’immagine pubblica e gravemente danneggiati dall’esito incerto di un operazione così fondamentale. Qui si entra nel secondo arco narrativo: il Dark Hero Arc

I toni si fanno via via più cupi e Deku si mette alla prova arrivando ai propri limiti fisici e mentali. Oltre a scontri fantastici, sia dal punto di vista dello svolgimento che delle animazioni, arriviamo finalmente ad approfondire un punto fondamentale che la serie aveva lasciato da parte fin dall’inizio: cos’è esattamente il One for All. Midoriya si confronta con il quirk che ha ereditato, scoprendone pian piano la storia e i segreti.


Un mondo in scala di grigi


My Hero Acadmeia Schizzo

L’universo di My Hero Academia è sempre stato caratterizzato dalla contrapposizione tra Heroes e Villain. Gli Heroes sono il bene, i Villain il male. Gli eroi proteggono i cittadini comuni e indifesi, mentre i cattivi li sfruttano. Queste sono le premesse della serie, che reggono per le prime stagioni.

Gradualmente, però, in questo mondo in bianco e nero compaiono personaggi sempre più difficili da incasellare: conosciamo, nel corso della serie, protagonisti che dovrebbero essere positivi che nascondono lati brutali e ben poco virtuosi, come Endeavor, o persino antagonisti dall’indole buona, come Twice. A complicare la cosa i personaggi cambiano con la progressione della storia. Un ottimo esempio è sempre Endeavor, che con il ritiro di All Might inizia a cambiare, arrivando ad affrontare i propri errori e le proprie emozioni. La stessa figura di All Might, impavido e indistruttibile simbolo della virtù si approfondisce e diventa più “umano”.

La confortante dicotomia buoni-cattivi con quest’ultima stagione cade definitivamente. I vari toni di grigio che abbiamo visto comparire nei personaggi puntata dopo puntata si sono rivelati essere al fondamento della stessa società di cui essi fanno parte. Potremmo paragonare My Hero Academia a un grande affresco pieno di personaggi che, a un primo sguardo, ci sembra dipinto in due colori. Solo poi, guardando da vicino ci rendiamo conto che le statuarie figure sono in realtà rappresentate con migliaia di sfumature e che anche il paesaggio che li circonda è in realtà ricco di toni intermedi.

Gli Heroes si rivelano essere contemporaneamente veleno e cura, mentre i Villain smettono di essere “malvagi” piatti e senz’anima e guadagnano delle motivazioni. Motivazioni che addirittura spesso derivano dalla stessa società che li ha esclusi e dalle buone azioni degli Heroes.

Come nella realtà, anche nella sesta stagione di My Hero Academia quello che ci sembra un aut aut tra giusto o sbagliato, in realtà è un insieme di scelte difficili e contraddittorie. Ogni personaggio, nel bene e nel male, viene inserito in un flusso di eventi complesso e caotico,all’interno del quale fa quel che può.

My Hero Academia Stain

Ancora una volta vengono mostrate questioni che lasciate in sospeso (forse volutamente), anche se in questo caso non riguardano tanto personaggi o eventi ma lo stesso universo in cui essi vivono e si svolgono. Tra i temi che riaffiorano troviamo, per esempio, la critica sociale di Stain, la voglia di riscatto della Shie Hassaikai, la filosofia anarchica dell’Armata di Liberazione dei Superpoteri e l’antico periodo oscuro legato al predominio di All for One subito dopo la comparsa dei quirk. Tutti tasselli che vanno a rendere più complesso un universo in cui la società sembrava essersi adattata alla comparsa dei poteri troppo pacificamente.

Eppure, in questo surplus di complessità e di sfumature, restano dei punti fissi. Infatti, se i cattivi guadagnano motivazioni e umanità, hanno comunque compiuto atti malvagi e, quando vengono salvati, devono comunque pagare per quanto fatto. D’altra parte, gli eroi, anche se vengono passati al vaglio per determinazione e virtù, restano individui che lottano per il bene e la felicità degli altri. Perfino i civili, finora rimasti comparse senza volto nei grandi eventi, assumono consapevolmente il proprio ruolo.


Il preludio della fine


My Hero Academia Deku vs Shigaraki

Tutte queste caratteristiche che abbiamo preso in esame a livello narrativo puntano a un’unica questione di fondo: la conclusione che si avvicina. Infatti, l’approfondimento di personaggi secondari meritevoli finora lasciati da parte, il fatto che molte questioni in sospeso vengano chiuse, lo sviluppo delle migliori sottotrame in veri e propri temi secondari (sto pensando alle vicende della famiglia Todoroki), l’articolazione del mondo in cui sono ambientati gli eventi, l’impennata nella narrazione, sono tutti tipici segni che la fine della storia ormai è prossima. 

La cosa in effetti non è proprio un segreto, almeno per coloro che hanno seguito gli sviluppi del manga. Difatti, già a marzo 2021 Kōhei Horikoshi aveva annunciato l’inizio dell’atto finale con il capitolo 306 (che conclude il volume 31) si sarebbe aperto il sipario sulla fase conclusiva dell’opera. Di lì a qualche mese disse anche che il manga sarebbe stato terminato nell’arco di un anno. Così non è stato (anche per via delle condizioni di salute sempre più precarie dell’autore), tuttavia proprio per questo la fine non può che sembrarci sempre più prossima

In tal senso il primo arco di trama di questa sesta stagione presenta My Hero Academia nella sua fase più matura e completa. I personaggi hanno avuto una crescita esponenziale, gli scontri sono appaganti e ben strutturati, la narrazione ha un ritmo incalzante. Sicuramente il Paranormal Liberation War Arc rappresenta il culmine di un processo accuratamente preparato nelle stagioni precedenti.

Tuttavia, il climax che si è creato viene sapientemente interrotto: non vi è una risoluzione vera e propria. Questo perché alcuni personaggi non hanno completato la propria storia. Su tutti Deku, che deve ancora affrontare il peso dell’eredità racchiusa nel suo potere e imbrigliarne la forza. 

Copertina del volume 33 di My Hero Academia

Perciò, a fare da contraltare a questo picco interrotto c’è il Dark Hero Arc. Esso è un momento di dispersione che ci fa vivere tutta la frustrazione di una fine mancata. Le difficoltà frutto della fine inconcludente dello scontro si sviluppano portando a forti cambiamenti. Emergono in tutta la loro totalità le preoccupazioni che hanno accompagnato il ritiro di All Might fin dalla metà della terza stagione.

Si svela persino il precario equilibrio che pervade la società giapponese dei super. Molti personaggi finiscono per mettersi in discussione, cambiando rotta e prendendo decisioni nuove e inaspettate.

La sesta stagione di My Hero Academia crea quella calma frustrante che tipicamente precede una tempesta imminente. Per questo appare piuttosto probabile che nella settima ci aspetterà lo scontro finale. Certo, si tratta di una congettura non confermata da fonti ufficiali, ma i numeri perché l’anime si concluda ci sono tutti.

In ogni caso, se lo scontro finale avverrà sicuramente non tutto riuscirà ad andare per il verso giusto, ma ciò che si preannuncia sarà molto probabilmente l’atto definitivo di un’opera che forse ci vuole insegnare ad abbracciare le incompiutezze, le scale di grigi, l’esistenza di due facce di una stessa medaglia. D’altro canto è questo il bello di una buona storia: avere il presentimento di cosa succederà, ma restare comunque sorpresi dallo svolgersi degli eventi.

In chiusura vi lasciamo con due delle nostre ultime breaking news: la rivelazione dell’autore della sigla finale di Hell’s Paradise: Jigokuraku e l’annuncio del debutto di Pole Princess!!

#INBREVE
4.5

MY HERO ACADEMIA - STAGIONE 6 IN BREVE

La sesta stagione di My Hero Academia raccoglie tutte le questioni che sono state lasciate in sospeso nel corso della serie e lo fa con l’attenzione per i dettagli a cui ci ha abituati. Tra gli eventi incalzanti e i combattimenti adrenalinici, ogni personaggio e argomento trattato ne guadagna in tridimensionalità. Il tutto rappresentato con l’altissima qualità tipica dello studio Bones. Un vero e proprio preludio alla fine che sembra essere in arrivo con la settima stagione.

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