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Chainsaw Man, recensione: il nuovo gioiello di studio MAPPA

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Chainsaw Man Locandina: Denji sul cumulo di macerie
La prima stagione di Chainsaw Man è stata uno straordinario successo: ripercorriamola insieme con la nostra recensione.

Quando ho saputo che sarebbe uscito l’anime di Chainsaw Man non nascondo che ero molto emozionata. Non solo sono una fan del manga ma, avendo letto anche altre opere di Tatsuki Fujimoto (famoso per lavori del calibro di Fire Punch, Look Back o del nuovo one shot in arrivo prossimamente in Italia Goodbye, Eri) ho avuto modo di approfondire la sua scrittura, lo stile e la sua evoluzione.

Chainsaw Man è un manga serializzato da Shueisha nel magazine di manga shonen Weekly Shonen Jump. Per il momento ci sono due archi narrativi principali, Public Safety Arc e School Arc, a loro volta suddivisi in sotto-archi secondari. In Italia, l’opera è edita da Panini Planet Manga.

Il 14 dicembre 2020 è stato annunciato che il manga avrebbe ottenuto un adattamento anime prodotto niente meno che da studio MAPPA.

Per chi non lo conoscesse studio MAPPA è molto celebre da qualche anno a questa parte per la produzione di anime che hanno riscosso un enorme successo in tutto il mondo, come Jujutsu Kaisen e Attack on Titan: The Final Season. Attualmente è produttrice anche della seconda stagione di Vinland Saga.

L’anime ha fatto il suo debutto in Giappone l’11 ottobre del 2022. Lo stesso giorno è stato trasmesso sulla piattaforma Crunchyroll in simulcast, permettendo la visione anche agli spettatori nel resto del mondo.


L’universo di Chainsaw Man


La narrazione degli eventi ha luogo nella Tokyo del 1997 in una timeline alternativa in cui il crollo dell’Unione Sovietica non è mai avvenuto e persiste il clima di tensione che ha caratterizzato la Guerra Fredda.

Ci troviamo in un mondo in cui gli esseri umani devono convivere con la presenza di diavoli che nascono dalle loro paure e da queste traggono la loro forza; più una paura è grande, più il diavolo che ne scaturisce è potente. In un’epoca in cui l’uso delle armi e della violenza imperversa per il mondo, uno dei diavoli più potenti e temuti è Gun Devil, il Diavolo Pistola.

Per combattere queste creature mostruose sono state create apposite squadre di cacciatori specializzati che lavorano alle direttive dei governi delle potenze mondiali.

Nonostante ciò, gli esseri umano hanno modo di stipulare dei contratti con i diavoli attraverso un sacrificio che permette loro di sfruttare il potere malefico degli esseri. In alcuni casi essi hanno la possibilità di appropriarsi del corpo di un uomo acquisendone la personalità e i ricordi. Essi vengono chiamati Meijin. In altri casi, la persona ha la capacità di mantenere il controllo su di sé e di poter interagire e dialogare con il diavolo che si è impossessato di lui.

È proprio questo ciò che accade al protagonista della storia: Denji.

Denji e Power ballano mentre Aki li osserva nella sigla di Chainsaw Man


La trama dell’anime


Il padre di Denji, dopo la sua morte, lascia il ragazzo sommerso di debiti con la Yakuza, e il giovane si ritrova costretto a ripagarli con le risorse che ha, vendendo organi o lavorando come cacciatore di diavoli in nero. Nelle sue missioni è aiutato da Pochita, il diavolo motosega che ha assunto le sembianze di un cagnolino.

Il rapporto che stringe con il piccolo diavolo-motosega Pochita è l’unica cosa che lo aiuta a sopravvivere a una vita ai margini della società in cui ogni giorno deve affrontare la morte e a malapena riesce a sostentarsi.

Tutto cambia un giorno in cui alcuni membri della Yakuza si rivelano essere dei diavoli. Denji subisce un attacco da uno dei membri dell’organizzazione, il diavolo Zombie, che lo lascia in fin di vita assieme a Pochita. Denji e Pochita

Per salvare il ragazzo, il cane accetta di stringere un patto con lui permettendogli di acquisire i suoi poteri, in cambio Denji dovrà soltanto continuare a coltivare il suo sogno: vivere una vita tranquilla e trovare una donna di cui innamorarsi.

Da questo momento Denji diventa Chainsaw Man, in parte umano, in parte diavolo. Il suo cuore è quello di Pochita, il diavolo motosega e da esso scaturiscono i suoi poteri e la sua forza. Dopo il combattimento alcuni agenti della Divisione di Pubblica Sicurezza di Tokyo trovano Denji. Una di loro, l’affascinante Makima, decide di salvarlo e renderlo un sottoposto alle sue direttive.

Dopo aver preso parte all’organizzazione governativa il ragazzo viene affiancato dall’agente Aki Hayakawa e da una Meijin, Power.


Studio MAPPA: nuovi standard per le animazioni


Nel suo lavoro di produzione dell’anime, studio MAPPA ha fatto un ottimo lavoro nel tradurre il linguaggio del manga in un’opera di animazione. Lo stile di Fujimoto è caratterizzato da uno sguardo e una narrazione che è tipica della cinematografia americana. I dialoghi sono semplici, l’opera è ampiamente corale ma non tralascia la caratterizzazione dei personaggi sia principali che secondari.

La penna di Fujimoto spazia da panel con un’enorme cura dei dettagli e figure più “sporche” che hanno lo scopo di trasmettere violenza e crudezza nei combattimenti. L’anime, non solo riesce a trasporre in modo fedele i panel del manga, ma li rende più puliti, più chiari, adattandoli perfettamente alla visione animata.

Studio MAPPA ha alzato molto l’asticella con l’uscita di Chainsaw Man. Le animazioni sono frutto di un’accurata fusione di disegni 2D e di tecnologie 3D come la CGI. Nonostante questo esperimento abbia ricevuto alcune critiche, a nostro parere il sapiente uso della tecnica di animazione tridimensionale ha permesso allo studio di animazione di distinguersi tra gli altri.

Dettaglio degli occhi di Makima anime

La fluidità delle animazioni dell’anime raggiunge il suo apice nella rappresentazione dei dettagli. A partire dall’iride concentrica di Makima (i famosi MAPPA Eyes che hanno reso celebre lo studio sono più vivi che mai nell’anime di Chainsaw Man), per arrivare alle corna di Power, o al fumo della sigaretta di Aki, la cura dei dettagli diventa un tratto distintivo, non solo dello studio, ma dell’anime stesso.

Inoltre Chainsaw Man è un’opera esplicita e violenta (non mancano sequenze gore e senza censure) e un grande punto di forza dell’adattamento di MAPPA si può trovare nella presentazione di scene crude ed esplicite che dona realismo alla fisicità dei movimenti.

Dal sangue che sgorga dai cadaveri dei diavoli, al motore della motosega di Denji, lo spettatore è completamente immerso in ciò che sta vedendo.


Fujimoto e la passione per il cinema


Frame della sigla di Chainsaw Man: i personaggi nella sala del cinema

Fujimoto ha uno stile di scrittura che ricorda molto i tropi tipici del cinema statunitense e l’anime evidenzia questa caratteristica.

L’opera è caratterizzata da un alternarsi di sequenze di campi lunghissimi – per rappresentare i paesaggi e la città – e primi piani, soggettive e inquadrature molto ravvicinate dei singoli personaggi.

Le scene sono ben scritte, ricche di dettagli che vengono ripresi continuamente in modo da creare un file rouge all’interno di una narrazione ricca di flashback.

La passione per il cinema di Fujimoto viene rappresentata anche nell’opening KICK BACK di Kenshi Yonezu. Il video della sigla di apertura è diretto da Shingo Yamashita, già noto per le sigle di apertura di Jujutsu Kaisen e Ranking of Kings.

Il tema iniziale di Chainsaw Man è ricchissimo di reference cinematografiche e della cultura pop. Si passa da Le iene di Quentin Tarantino, a Il grande Lebowski, a Non è un paese per vecchi. Questi sono solo alcuni dei titoli che trovano un omaggio nelle sequenze dell’opening.

Inoltre, la sigla dell’anime ci regala anche molti foreshadowing di diverse scene a cui assisteremo nel corso della trama e di quello che succederà a molti dei protagonisti della storia.

Un’altra particolarità che ci regala l’anime di Chainsaw Man è la scelta di creare ben 12 ending diverse per ogni episodio.

Le sigle finali di ogni episodio dell’anime sono tutte diverse, ognuna con il proprio stile grafico e con una canzone dedicata ad accompagnarla: si passa da una Power che balla in costume sulle note di Tablet di TOOBOE ad una ending piena riferimenti al mondo dell’arte con sequenze che fanno riferimento ad opere di Escher, Duchamp, Picasso e Michelangelo.

Reference nella sigla dell'anime: Kishibe come Samuel L. Jackson in Pulp Fiction

La citazione a Pulp Fiction di Quentin Tarantino presente nell’opening dell’anime di Chainsaw Man.


I temi


L’opera racchiude al suo interno generi narrativi e tematiche diverse. Da un lato sono centrali i combattimenti: l’anime non manca di  scene sanguinose, violente e sessualmente esplicite che sono diventate un suo tratto distintivo. D’altra parte la serie approfondisce riflessioni sugli esseri umani, mettendo in scena i drammi dei protagonisti produce riflessioni sul significato della vita e della morte.

Un nodo centrale dell’opera riguarda i rapporti tra gli individui. L’anime mette in luce l’importanza del riuscire a creare legami con le altre persone, o più in generale con altri esseri viventi (basta pensare al rapporto tra Denji e Pochita o tra Power e il suo gatto Nyako).

I rapporti interpersonali sono scandagliati nelle sue diverse forme grazie alla contrapposizione tra uomini e i diavoli, creature profondamente diverse e spesso incompatibili. Denji e la sua natura ibrida diventano lo strumento perfetto per raccontare l’incontro tra questi due universi.

Con cinismo, unito ad un pizzico di ironia, l’anime apre la porta anche a questioni che caratterizzano la storia contemporanea: potere, violenza, controllo.


Denji, un protagonista lontano dagli stereotipi


Il pubblico, insieme alla critica, ha accolto con favore e apprezzato l’adattamento del manga di Chainsaw Man. Non era scontato un risultato di questo tipo considerando il grande hype, nato dopo l’annuncio dell’uscita dell’anime, che rischiava di ottenere l’effetto contrario. Buona parte del merito è da attribuire alla scrittura dei personaggi e, in particolar modo, del protagonista della storia.

Denji, a una prima visione, potrebbe essere inserito tra i classici protagonisti del mondo dei battle shonen. In parte per l’ambientazione, in parte per la trama, l’anime non è particolarmente rivoluzionario. C’è un trio di personaggi principali, l’interest lover, poteri straordinari e nemici da sconfiggere. Tutto già visto, no?

In realtà, vedendo l’anime, ci si renderà conto che questo accostamento di Chainsaw Man alle opere tipiche delle opere giapponesi dedicate agli adolescenti potrebbe essere affrettato. L’opera, infatti, racconta di un protagonista fuori dai canoni del main character.

Denji non ha un nobile obiettivo, né cova un particolare desiderio di vendetta. Egli è un personaggio abbandonato a sé stesso, senza scopo se non quello di sopravvivere. A differenza di tanti lavori di questo genere, non siamo di fronte a un eroe e nemmeno a un complesso antieroe.

Panel Manga Chainsaw Man

Denji è un personaggio semplice, con le pulsioni e desideri di un ragazzo di 16 anni.  Ciò lo avvicina alla sensibilità degli spettatori, soprattutto considerando che il target della serie è mediamente giovane. È molto caotico e rumoroso, spesso infantile, ma proprio per questo motivo egli appare realistico e sincero.

Nonostante la semplicità è un personaggio ben costruito e non manca di una buona caratterizzazione.

La sua natura ibrida lo blocca tra due mondi. Inizialmente manca di una forza morale tale da schierarsi e scegliere di combattere per salvare le vite umane. Catapultato da bambino in un mondo di violenza e crudeltà combatte innanzitutto per sopravvivere e proteggere sè stesso.

Nonostante ciò, soprattutto grazie ai legami che crea con gli altri personaggi, Denji regala al pubblico scene commoventi ed emozionanti. Saranno proprio i suoi partner Aki e Power a permettere un’evoluzione molto interessante del suo personaggio nel corso degli eventi.

Tirando le somme, Chainsaw Man è un lavoro in grado di stupire chiunque decida di immergersi nella sua storia. Da un lato, lo studio MAPPA (sempre più leader del settore dell’animazione nipponica) ha raccontato – tramite una regia cinematografica e delle animazioni incredibilmente fluide – un mondo crudo e violento in maniera convincente. Dall’altro, la trama ideata da Tatsuki Fujimoto (ricca di personaggi dalla forte caratterizzazione e tematiche profonde quali il senso della vita e i legami tra esseri umani) vive di una nuova luce riflessa, grazie a un adattamento capace di esaltare le qualità migliori del suo autore originale.

In chiusura, vi lasciamo ad alcuni altri interessanti approfondimenti, come la nostra recensione dell’anime di Blue Lock e il nostro AniKult dedicato allo storico Code Geass: Lelouch of the Rebellion.

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