Speciale festa del papà: l’essenza della figura paterna a partire da un’anime
Un anime speciale per riflettere in occasione della festa del papà: Deaimon: Recipe for Happyness
Finalmente oggi, 19 marzo, è arrivata la festa del papà e quest’anno noi della redazione di Animaku.it vorremmo celebrare questa ricorrenza parlando di anime. In questo giorno si celebra una delle figure considerate fondamentali nell’esperienza umana. Evento che quindi dovrebbe essere ricco di significato e che, invece, spesso finisce per diventare una semplice consuetudine. Nel tentativo di dare uno sguardo non convenzionale a questa ricorrenza, vorremmo riflettere insieme sulla figura del giorno.
Cosa vuol dire essere padri? Ovviamente risponderemo a questa domanda nello stile che ci caratterizza; per questo motivo, abbiamo scelto di trattare una gemma rara e poco conosciuta tra le serie slice of life: Deaimon: Recipe for Happyness.
Una panoramica su Deaimon: Recipe for Happyness
Prima di iniziare la nostra analisi, parliamo brevemente dell’opera. Deaimon: Recipe for Happyness è una serie animata iyashikei (sottogenere dello slice of life caratterizzato per l’effetto lenitivo e rilassante delle sue narrazioni) uscita in Giappone nel corso del 2022 e disponibile su Crunchyroll. La serie conta dodici episodi, che si svolgono tutti intorno alla vita quotidiana del Ryokushō, pasticceria tradizionale giapponese di Kyoto. La storia adatta il manga Deaimon di Rin Asano, che ha fatto la sua prima apparizione a maggio del 2016 sul mensile seinen Young Ace (famoso per Neon Genesis Evangelion, Bungo Stray Dogs e Kill La Kill). Attualmente, l’opera è pubblicata solamente nella Terra del Sol Levante ed è ancora in corso, raccolta per il momento in quattordici volumi.
Passando alla trama, essa segue la vita quotidiana di Nagomu Irino dopo il suo ritorno alla dimora dei genitori. Il trentenne si era trasferito a Tokyo dieci anni prima nel tentativo, fallimentare, di portare la sua band al successo. Dopo l’inevitabile scioglimento del gruppo, a capodanno egli riceve una lettera da casa dove c’è scritto che il padre, Heigo Irino, è stato ricoverato. Scosso dalla cosa, il giovane abbandona improvvisamente la propria vita nella metropoli per tornare a casa con l’intento di prendere il posto del genitore alla guida del Ryokushō, la pasticceria di famiglia.
Quando arriva, però, la situazione che trova è molto diversa da quella che aveva immaginato: il padre in realtà ha subito solo un piccolo ricovero ed è in salute. In più, durante l’assenza del figlio ha trovato un’altra erede che lo sostituisca: Itsuka Yukihira, bambina abbandonata che i due anziani hanno accolto come se fosse una nipote. Avendo ormai abbandonato la propria vita nella metropoli, Nagomu resta a Kyoto, dove inizierà una nuova vita. Mentre imparerà come diventare un pasticcere degno dell’attività di famiglia, l’uomo cercherà anche di aiutare la piccola Itsuka, che tenta sempre di fare tutto da sola.
Deaimon: Recipe for Happyness è una piccola perla dell’animazione giapponese che riesce a scaldare il cuore. Guardarlo riesce a comunicare la serenità e la gioia di una vita familiare tranquilla e piena d’amore. Oltre a cosa voglia dire essere papà, l’anime affronta anche altri temi, come per esempio le relazioni romantiche, il valore dello sforzo personale e, su tutte, la pasticceria tradizionale giapponese, presente in ogni momento della storia come vero e proprio collante delle vicende. Deaimon, con i suoi dolci colmi di significati nascosti che si riferiscono all’alternarsi delle stagioni, ci mostra le radici rurali della cultura giapponese e il valore che il buon cibo ricopre nella vita di tutti i giorni.
Nel corso della storia ci sono tre figure paterne di rilievo: Heigo Irino, Nagomu stesso e Tomoe Yukihira, padre assente di Itsuka. Partendo dall’ultimo, faremo una panoramica su tutte e tre le figure, cercando di far luce su cosa voglia dire essere padri.
Tomoe Yukihira, il vuoto di un padre assente
Deaimon si apre con una scena di normale vita al Ryokushō, che però cede subito il posto ad una grande stazione affollata. Una bambina dallo sguardo triste, Itsuka, aspetta da sola, mentre una pioggia di petali di ciliegio cade dolcemente su ogni cosa. La piccola si guarda intorno, come se cercasse qualcuno tra i viaggiatori. All’improvviso vede un uomo di spalle con una chitarra sulla schiena. Convinta di aver trovato chi stava cercando vi si precipita e afferrandogli braccio esclama «B-babbo!» Verrebbe da pensare sia una commovente scena di ricongiungimento. Purtroppo, la realtà è ben diversa. Infatti, quell’uomo con la chitarra non è il padre di Itsuka, bensì Nagomu. L’esito prevedibile è che la bambina scappa imbarazzata, anche se per uno scherzo del destino i due si rincontreranno al Ryokushō.
Questa scena raccoglie in sé tutto il dolore e le speranze della piccola e, durante la narrazione, emerge con chiarezza il vuoto che Tomoe Yukihira ha lasciato nel cuore della propria figlia, abbandonandola. In tal senso, potrà sembrerà strano leggere di una simile figura genitoriale proprio oggi. Eppure, il padre assente è un archetipo significativo, non solo per la narrazione di Deaimon, ma anche per le persone che si riconoscono nel dolore di Itsuka. Per la ragazzina, infatti, il padre naturale è una figura ambivalente: da una parte l’ha abbandonata lasciandola sola, dall’altra resta comunque l’uomo che si è occupato di lei durante la sua prima infanzia e per cui prova un affetto naturale e incondizionato.
È proprio il contrasto tra i teneri ricordi che la bambina custodisce del papà e la sua assenza a creare quel pesante vuoto che la accompagna durante tutto l’anime, impreziosendo l’opera di una situazione concreta e vissuta da molti nel mondo di tutti i giorni.
Da questa figura, che influenza negativamente la figlia per la propria mancanza, possiamo individuare due aspetti fondamentali legati all’essere padri. Da una parte, è evidente che ciò che ci unisce alla persona che chiamiamo in questo modo è il tempo passato insieme, più che un semplice legame di sangue. Dall’altra, ricoprire questo ruolo conferisce una grande influenza sui figli e ciò comporta grandi responsabilità.
Heigo Irino, la tenerezza nascosta del padre tradizionale
Il rapporto tra Nagomu e suo padre è, senza dubbio, particolare. Heigo è un uomo severo e austero, che dimostra un profondo senso dell’onore e del dovere (il tipico capofamiglia all’antica). Emblema di questo rapporto è il momento in cui Nagomu torna a casa, durante il primo episodio: l’anziano genitore lo colpisce con un poderoso pugno e subito dopo lo rimprovera per aver lasciato casa propria, per poi tornare come se niente fosse.
In realtà, a parte poche scene, Heigo è un personaggio secondario; è sempre presente nella storia, ma difficilmente l’anziano papà è coinvolto negli eventi principali dell’anime. Eppure, ci sono vari momenti durante la narrazione nei quali risulta chiaro che l’uomo tiene al proprio figlio e cerca a modo suo di averne cura. Un buon esempio è la puntata in cui si svolge il raduno sportivo del distretto scolastico, dove Heigo iscrive lui e Nagomu ad una prova padri e figli senza dirgli niente, adducendo come scusa la mancanza dell’ultima coppia. In qualsiasi caso, tutti i gesti di questo tipo compiuti da Heigo sono espressioni di affetto apparentemente disinteressate e alle volte contornate di rimproveri, ma che in realtà cercano di esprimere goffamente un affetto nascosto.
Queste dimostrazioni goffe e imbarazzate sono tipiche di coloro che non riescono a esprimere le proprie emozioni disinvoltamente (per carattere o costrutti culturali). Tuttavia, il fatto che il rapporto tra Nagomu e Heigo sia positivo rappresenta quanto sia importante dimostrare amore, anche in maniera imperfetta, a un figlio. Esse sono il frutto di un certo modo di essere presenti nella vita delle persone a cui teniamo. Inoltre, il fatto che Heigo non sia mai coinvolto nel cuore dell’azione, ma si mostra sempre sullo sfondo, rappresenta un altro aspetto tipico della paternità: essere un porto sicuro a cui tornare, un pilastro che per quanto possa apparire severo è pronto a sostenerci nelle difficoltà.
Nagomu Irino, il padre amorevole
Il primo momento in cui Nagomu entra in contatto con la paternità è al tramonto della sua prima giornata dal rientro a Kyoto. Per tutto il pomeriggio, il giovane osserva come Itsuka sia molto responsabile e indipendente per la sua età, osservandola al lavoro in pasticceria. Apparentemente, la piccola non ha bisogno di un genitore, o fa di tutto per far sì che sia così. Tuttavia, dopo una serie di vicissitudini, sarà proprio Nagomu a decidere di assumersi questa responsabilità, pensando: «Non so se riuscirò a fare una cosa così importante, ma spero di poterla aiutare.»
Nagomu è il personaggio che più di tutti nell’anime ci fa immedesimare nel ruolo di papà. Infatti, egli è inaffidabile e incapace nella maggior parte delle cose in cui lo vediamo cimentarsi. Tuttavia, in ogni cosa che fa il giovane si impegna al massimo e cerca di essere quanto più utile possibile per Itsuka. In ogni momento della serie, Nagomu cerca in tutti i modi di aiutare la bambina nonostante i propri limiti. Egli è profondamente conscio della propria responsabilità nei confronti della piccola fin dal primo momento, come abbiamo visto. Si preoccupa per lei, cerca di essere presente, di sostenerla e accettarla per com’è. Ogni volta che Itsuka reagisce con ostilità o disinteresse, egli si mette subito in discussione preoccupato di come possa riuscire a far breccia nel cuore della ragazzina.
Certo, il giovane uomo deve avere a che fare con una bambina già grande, che è stata abbandonata dai genitori e che quindi reagisce con distacco ai suoi tentativi di avvicinamento. Tuttavia, c’è qualcosa di universale nel suo sforzarsi al massimo per poter essere d’aiuto, nel suo preoccuparsi e tormentarsi. Proprio questo è il significato più profondo di essere genitori: preoccuparsi in quel modo così estremamente autentico da essere un continuo stimolo a fare tutto ciò che è in nostro potere e perfino tentare di superare i nostri limiti di esseri umani.
Conclusioni
La paternità è una vera e propria impresa che spesso passa inosservata. Il ruolo del padre non riguarda solamente il legame biologico, ma anche e soprattutto i momenti passati insieme, ai gesti di affetto e ai sacrifici compiuti per i propri figli.
Non importa se siamo padri austeri come Heigo o maldestri come Nagomu: preoccupandoci e impegnandoci riusciremo a essere comunque un sostegno dignitoso (per quanto magari traballante) per i nostri figli. L’importante è cosa decidiamo di fare e come decidiamo di esserci. In questo senso, da figli, non dobbiamo dimenticarci che i nostri padri si impegnano ogni giorno per fare del loro meglio per aiutarci a esprimere tutte le nostre possibilità. Per questo motivo, il legame tra padri e figli è qualcosa di prezioso, che deve essere protetto, da ambo le parti. Esso riguarda ognuno di noi e supera qualsiasi confine grazie ai ricordi costruiti insieme e all’amore reciproco.
Quindi, proprio durante una ricorrenza del genere, vi invitiamo a riflettere su ciò che quest’anime ci racconta sulla figura del papà. Essi sono eroi silenziosi della vita quotidiana, magari pieni di difetti ma non per questo meno importanti e che quindi meritano un affettuoso pensiero. Se non lo avete ancora fatto, vi consigliamo guardarvi la serie, magari proprio con vostro padre, perché no?
In chiusura, vi lasciamo alle nostra recensione di Tokyo Revengers e a quella della seconda stagione di Demon Slayer.
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