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Omoshiroi – I Love Hotel giapponesi e la relazionalità

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Anche se San Valentino è stato qualche settimana fa, c’è sempre tanto da dire quando si parla di amore e relazioni.  In questo capitolo di Omoshiroi andremo a trattare una modalità di incontro romantico abbastanza peculiare, i Love Hotel giapponesi.

Chiamati alla stessa maniera anche in giapponese (ラブ・ホテル, Rabu Hoteru è l’esatta traslitterazione in giapponese), si tratta di veri e propri alberghi. La loro caratteristica peculiare è di consentire la possibilità di fermarsi solo qualche ora (denominata “rest”) o fermarsi per una singola notte (denominata “stay“).

Di fatto, i Love Hotel giapponesi vengono utilizzati per lo scopo facilmente intuibile dal nome: un luogo in cui avere appuntamenti tra persone in cerca di intimità.


Una fama a “luci rosse”…


La portinaia di un Love Hotel sottolinea a Kiryu e Rikiya che non si tratta di un hotel “normale”, da Yakuza 3 (2009).

I Love Hotel sono indubbiamente visti come una delle ”stranezze” del Giappone. La prima immagine che salta in mente è che i frequentatori dei Love Hotel consisterebbero principalmente in sex workers insieme ai propri clienti. Gli ambienti di tali luoghi sarebbero squallidi e maltenuti, verosimilmente controllati dalla gang Yakuza di turno.

Esistono in questo senso diverse rappresentazioni dei Love Hotel nei media, dagli anime ai videogiochi. Possiamo trovare un esempio proprio nella serie di Yakuza (di cui uscirà a breve un nuovo capitolo), in cui i Love Hotel appaiono spesso come location.

Insomma, la caratteristica principale della rappresentazione di questi luoghi si potrebbe articolare in tre punti:

  1. I Love Hotel sono spazi esclusivamente dedicati alla prostituzione;
  2. I Love Hotel fanno parte del mondo illecito, e sono collusi con la criminalità organizzata;
  3. I Love Hotel sono il luogo in cui i Giapponesi sfogano le proprie perversioni sessuali.

 


Tradizionalmente malfamati


Allo stesso modo, i Love Hotel, insieme alla figura della Geisha, vengono associati all’immagine del Giappone come terra  delle “stranezze”. In questo caso l’immagine oscilla a metà tra apertura alla perversione sessuale,  e desiderio dei giapponesi di sfogare la propria sessualità in segreto, sottolineando invece la repressione sessuale del Paese.

In ultima battuta, il Love Hotel viene associato principalmente al panorama metropolitano di Tōkyō, sottolineando l’aspetto “moderno” in opposizione con quello “antico” delle case di piacere. Nello specifico, li si localizza nel quartiere a “luci rosse” della città, Kabukichō. Il quartiere è famoso per ospitare la maggior parte delle attività legate alla sessualità, oltre ad essere stato storicamente un punto di riferimento per la comunità Queer del Giappone. Questo luogo di “alterità” diventerebbe così lo scenario perfetto delle attività “disdicevoli” una sorta di moderno “Quartiere di piacere”.

L’ingresso principale del quartiere di Kabukichō.


…E un mondo nascosto


Tuttavia, come sempre quando si parla di culture, la rappresentazione culturale può risultare ingannevole. Nel caso specifico dei Love Hotel, quanto è stato scritto fino ad ora in questo articolo riguarda quella che è la loro percezione comune. Questo, inevitabilmente, li porta ad essere dipinti dai Media in maniera a tratti stereotipata. La realtà dei Love Hotel, come di qualsiasi altro fenomeno sociale, è molto più complessa rispetto alla rappresentazione dominante nella percezione comune.


Love Hotel, la realtà dei fatti


Innanzitutto, per quanto i Love Hotel siano principalmente associati alla metropoli giapponese, la presenza di queste strutture è comune per tutta l’Asia.

Rimanendo in Giappone, i Love Hotel sono presenti nelle grandi città tanto quanto nei piccoli centri abitati. inoltre sono estremamente facili da trovare nei pressi delle tratte autostradali o ferroviarie, in maniera non differente dai Motel americani o dalle nostre aree ristoro e alberghi ad ore. Il fatto che vengano comunemente conosciuti come Love Hotel non determina infatti che questi non svolgano anche la stessa funzione di un qualsiasi altro hotel.


Altri utilizzi e altri posti


L’affitto di camere a tariffa oraria o singola notte nasce con le stesse premesse di qualsiasi altra di queste strutture cioè la possibilità di fermarsi per brevi periodi prima di spostarsi altrove. Non è inusuale che persone in viaggio o che abbiano necessità di isolarsi per qualche ora scelgano di affittare una stanza in un Love Hotel.

Per questo motivo,  sono edifici regolari e sono soggetti alle stesse leggi di qualsiasi altra tipologia di attività nel campo dei servizi. Non hanno nulla a che vedere con le Okiya (le case delle geisha), che sono invece strutture adibite all’intrattenimento artistico. Non hanno molto in comune neanche con gli Hostess Club,  unici luoghi che forniscono servizi (illeciti) effettivamente legati al sex working.

Da qui risulta anche evidente che la criminalità organizzata non possiede una sorta di monopolio nel controllo dei Love Hotel. In questo senso, purtroppo, la percentuale di Love Hotel con legami con la criminalità organizzata non è differente da quella di molte altre attività commerciali del Giappone.


Finalmente soli


Una stanza del Roselips Tsuruhashi, Love Hotel di Ōsaka.

In proporzione, la maggior parte dei frequentatori dei Love Hotel sono coppie di fidanzati o coniugi in cerca di intimità. Il secondo grande bacino di utenza riguarda gli incontri extraconiugali. In altre parole, l’utilizzo delle camere nell’ambito del sex working è solo una piccola parte. Quest’ultima categoria infatti si serve di location adibite appositamente, oltre ad essere più presenti in altri tipi di esercizi come i sopracitati Hostess Club. L’unica eccezione in questo senso potrebbe essere riferita a gruppi con interessi specifici nella sfera sessuale come il BDSM, per cui però esistono Love Hotel dedicati

La questione dell’intimità è la vera protsgonista  dei Love Hotel giapponesi. Come specificato prima, questa tipologia di albergo non differisce dall’albergo “comune” se non per la presenza di tariffe speciali per le permanenze di breve durata.


Insomma…


I Love Hotel non solo non sono luoghi loschi e maltenuti, ma molto spesso con niente da invidiare a un qualsiasi hotel a 5 stelle. Questa potrebbe essere sicuramente una delle motivazioni per cui i Love Hotel sono particolarmente gettonati tra le coppie in cerca di intimità: una fuga romantica di poche ore in una stanza d’albergo lussuosa potrebbe essere un ottimo modo per celebrare il reciproco amore per alcuni. 

La motivazione principale del loro successo è però proprio il tariffario ad ore e a singola notte speciale. Non tanto per il romanticismo “celebrativo” quanto per avere un effettivo momento di intimità con il proprio/la propria partner a costo contenuto senza stare a casa propria. In Giappone infatti molte persone, pur lavorando nei grandi centri urbani, localizzano la propria dimora nelle aree periferiche o rurali per motivi economici (i prezzi delle metropoli giapponesi sono proibitivi in ambito immobiliare).

Questi nuclei familiari sono spesso composti non solamente dalla coppia e l’eventuale prole, ma anche dalla presenza di membri anziani delle rispettive famiglie. Se si aggiunge che le abitazioni giapponesi sono spesso sottodimensionate in relazione al numero di inquilini, il gioco è fatto: l’unica possibilità per una coppia di concedersi un momento di intimità è ricorrere ai Love Hotel.


Cosa sono i Love Hotel


La locandina di Tōkyō Love Hotel realizzata appositamente per il Far East Film Festival di Udine.

Insomma, i Love Hotel non sono l’ennesimo luogo dedito ad attività “illecite” (cosa che purtroppo molti paesi, tra cui il nostro, ritengono essere i mestieri collegati al sex working). Sono un luogo in cui gli individui possono tentare di recuperare la propria intimità con le persone amate, lontani dal caos del mondo moderno che lascia sempre meno spazio al legame tra gli individui.

Un perfetto esempio di questa sensazione legata ai Love Hotel potrebbe essere il film Tōkyō Love Hotel (2014) di Ryūichi Hiroki, un simpatico affresco di un Love Hotel (ironicamente, proprio di Kabukichō) e dell’incessante brulicare di vita al suo interno.

Concludo segnalando che buona parte delle informazioni sui Love Hotel inserite in questo articolo sono tratte da “Japanese Love Hotel: A Cultural History“, interessante libro di Sarah Chaplin che si concentra sulle varie sfaccettature di queste strutture prendendo punti di vista storici, sociologici e antropologici. Nel caso desideraste approfondire, sicuramente troverete questo libro estremamente esaustivo.

#INBREVE

Omoshiroi - Love Hotel

Un’analisi del fenomeno dei Love Hotel, particolarmente famosi in relazione al Giappone, tra rappresentazioni popolare e realtà meno conosciute. Uno sguardo sulla relazionalità e la sessualità in Giappone dal punto di vista dei baluardi dell’intimità nel caos del mondo moderno.

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