Il Paesaggio Incantato: Miyazaki da un punto di vista insolito
Un Miyazaki tutto nuovo tra le righe de Il Paesaggio Incantato di Lidia Zitara.
Oggi trattiamo un saggio, qualcosa di nuovo per questa piattaforma. Tuttavia, non dovete essere prevenuti, il testo parla di qualcuno che ci interessa da vicino, come possiamo capire facilmente dal titolo: Il paesaggio incantato. I giardini segreti di Hayao Miyazaki. L’autrice è Lidia Zitara, mentre l’editore è Pendragon. Il volume risulta tanto interessante quanto particolare.
Il tema, come chiarisce il titolo, è la rappresentazione del paesaggio nelle opere di Miyazaki. Al suo interno, però, possiamo trovarci molto di più. Ci sono retroscena sullo Studio Ghibli, episodi dalla biografia di Hayao, piuttosto che interpretazioni sul significato allegorico di particolari e singole scene delle produzioni animate del maestro.
Il libro è comunque un saggio (anche se va detto che in tal senso è non convenzionale), quindi una lettura impegnativa. Nonostante ciò, se siete interessati ai magnifici fondali che accolgono la poderosa narrazione del grande regista, merita sicuramente un’occhiata. Ora bando agli indugi e diamo uno sguardo più da vicino a cosa ci racconta questo volume.
Struttura e argomenti
Il paesaggio incantato è un saggio di circa trecento pagine che ci racconta cosa si cela dietro gli steli e le foglie dei magnifici paesaggi delle opere dirette da Miyazaki. Potrebbe sembrare un punto di vista poco intrigante spiegato così, tuttavia grazie alle minuziose ricerche di Lidia Zitara i fondali in secondo piano si popolano di innumerevoli rimandi. Per la maggior parte il testo rintraccia riferimenti paesaggistici, a giardini veri e propri o quadri; ma vi compaiono anche vicende personali dei professionisti coinvolti ed elementi trasversali.
Il libro pubblicato per i tipi di Pendragon analizza tutti e quindici i lungometraggi del regista giapponese. Oltre a questo Zitara analizza anche le serie televisive che hanno contraddistinto gli inizi della carriera del maestro dell’animazione, il più apprezzato dei suoi cortometraggi, On Your Mark, e I racconti di Terramare (che tecnicamente è diretto da suo figlio Gorō). Qui emerge sicuramente il primo dei pregi del saggio: anche se verte su un tema particolare, Il paesaggio incantato è un’antologia piuttosto completa i maggiori lavori in cui Miyazaki è stato coinvolto (molto più completa di altri testi in cui il redattore di questo articolo si è imbattuto).
Il volume è composto da introduzione e venti capitoli, ognuno dei quali si occupa di un’opera specifica. Fanno eccezione: il primo, che è un piccolo preambolo sull’industria dell’animazione e il secondo, che si occupa degli esordi del maestro negli anni sessanta e settanta. Trovate la lista completa delle opere affrontate in coda all’articolo.
All’interno de Il paesaggio incantato si sviluppano tre linee tematiche chiaramente distinte: ovviamente c’è la rappresentazione paesaggistica nelle opere di Miyazaki, le vicende editoriali delle stesse e altre considerazioni di varia natura. La prima delle tre è senza dubbio il principale oggetto di studio del libro.
La rappresentazione del paesaggio
Benissimo, ma quindi quando diciamo che Il paesaggio incantato analizza gli scenari delle opere di Miyazaki, cosa intendiamo? La cosa non è così immediata. Di fatto ogni capitolo cerca di chiarire come vengono rappresentati i paesaggi sullo sfondo di tali lavori e in che modo essi contribuiscano all’effetto complessivo della narrazione. Certo, detta così forse si rimane un po’ confusi. Tuttavia, non c’è da preoccuparsi basterà chiarire meglio cosa si intende per paesaggio!
Anche questo in realtà sarebbe un’argomento piuttosto complesso, sono stati scritti interi libri su cosa sia un paesaggio. Noi cercheremo di farla semplice (chiedendo venia agli esperti). Di fatto possiamo definire come paesaggio: ogni porzione di territorio che possiamo abbracciare con lo sguardo a partire da un certo punto di vista.
Ovviamente, questa definizione generale dà vita a infiniti paesaggi. Ci sono prospettive che ci regalano visuali mozzafiato come quella dal promontorio di Portofino, piuttosto che una visuale sul Monte Bianco, o Campo Imperatore completamente fiorito. Tuttavia ce ne sono anche di meno interessanti, come la collina senza nome che vedevate da piccoli da casa di quella zia che abitava in campagna o la scialba piazzetta dietro casa. Non tutti i paesaggi sono uguali e alcuni non sono nemmeno belli!
Come avrete notato, ho citato come paesaggio anche la piazzetta dietro casa, luogo che non ha nulla di “naturale”, come probabilmente ci si aspetterebbe. Invece, anche le vedute cittadine sono paesaggi. Le opere umane sono parte integrante di questo tipo di scenari: case, strade, porti e così via. Oppure cose meno ovvie, come laghi artificiali, campi e giardini. Tutti questi elementi vanno a formare un’unica immagine, che è appunto un paesaggio. Ci sarebbe un po’ di baruffa tra gli esperti su questo argomento, ma non è questo il momento di scendere nei particolari.
I paesaggi incantati di Miyazaki
Dopo questo spiegone, siamo punto e a capo: di che parla Il paesaggio incantato? Avete ragione. Zitara, nel suo testo cerca di individuare i principali elementi degli sfondi delle opere del maestro, quale significato assumono e come contribuiscano all’opera complessiva.
Facciamo un esempio. Nel capitolo dedicato a Porco Rosso, film ambientato nell’Italia del ’29, Zitara esamina il meraviglioso Hotel Adriano. Esso è un luogo sospeso tra cielo e mare. Tale ambivalenza è un’allegoria della condizione del protagonista, Porco, che essendo pilota di idrovolanti vive costantemente al suo interno. Questo non dirà molto a chi non ha visto il film (molto male, guardatelo subito!), ma fa capire il tipo di ragionamenti sviluppati dal testo.
Ovviamente non finisce qui. Infatti, il volume dà particolare rilievo all’aspetto botanico: per ogni film sono evidenziate le piante più significative che vi compaiono, a quale clima e habitat appartengono, in che periodo dell’anno sembra svolgersi la scena in base alla loro fioritura e così via. Per esempio, nel giardino all’inglese dell’Hotel Adriano ci sono specie floreali da ogni parte del mondo. Questo ci parla dell’Italia dell’epoca, già meta turistica di facoltosi stranieri anglosassoni.
Anche le opere artistiche assumono un ruolo importante. Come per riferimenti paesaggistici e botanici, il libro tenta di rintracciare tutti i rimandi a quadri, sculture, poesie e così via. In questo caso il capitolo più calzante da portare come esempio è probabilmente quello su Il ragazzo e l’airone. Alcuni riferimenti emergono come piuttosto palesi, come il richiamo a L’isola dei morti di Böcklin, mentre altri sono meno evidenti, come il Cristo di San Giovanni della Croce di Dalì riferimento per la scena in cui Mahito sprofonda nel mondo di sotto.
Tanto altro ancora
Per quanto riguarda le altre linee tematiche il libro divaga costantemente verso altri argomenti. Generalmente tali intervalli riguardano gli episodi editoriali dietro le produzioni dello Studio Ghibli. Questi excursus ricostruiscono i retroscena aziendali, le vicende personali dei team coinvolti, le rivalità e le collaborazioni che di volta in volta hanno contribuito al risultato finale che possiamo vedere oggi.
Per esempio, Il paesaggio incantato ci racconta che il tramonto carico di angoscia alla cui luce Satsuki cerca disperatamente la sorellina in Il mio vicino Totoro è opera di Kazuo Oga. Questo è un fatto abbastanza noto, visto che Oga è lo scenografo del film. Tuttavia, scopriamo anche che realizzare quei fondali per lui deve essere stato particolarmente difficile, visto che predilige i toni freddi a quelli caldi, a cui Miyazaki lo ha costretto in virtù della propria visione della scena. Una serie di aneddoti assolutamente interessanti per chiunque sia interessato alle opere del maestro dell’animazione giapponese.
Alla narrazione di questi episodi si alternano valutazioni personali dell’autrice sui più disparati argomenti, dalla qualità dell’animazione occidentale al ruolo del film Barbie per le donne del mondo. Qui c’è da fare una piccola riflessione. Infatti, per quanto sia decisamente evidente la profondità e l’erudizione di questo volume, le divagazioni sono davvero molto frequenti. Spesso esse sono pertinenti e interessanti, ma alle volte finiscono per rendere più difficile seguire il discorso.
Tuttavia, c’è da dire che in qualche modo ciò dimostra la passione dirompente che ha colto l’autrice nello scrivere questo testo. Inoltre, lo stile informale e irriverente di Zitara sarebbe probabilmente refrattario a un’argomentazione troppo rigida. Di certo non è un aspetto che rende il libro semplice da approcciare, ma è una difficoltà che non sovrasta il valore delle sue argomentazioni.
Come ultimo aspetto del volume è necessario spendere due parole sullo stile dell’autrice. Infatti, sebbene sia certamente un saggio, non aspettatevi di trovare tra le sue pagine il tipico linguaggio accademico. Abbiamo già detto che Zitara ha una prosa rilassata e diretta, alle volte provocatoria. Lo stile si caratterizza principalmente come giornalistico, cosa perfettamente coerente con la carriera dell’autrice, che vedremo tra poco. Non sorprendono in tal senso le espressioni colloquiali che rendono il linguaggio del testo familiare anche per i non “addetti ai lavori”.
La donna dietro questo libro
A questo punto abbiamo preso in considerazione tutte le principali caratteristiche del saggio e sembra interessante dare una sbirciatina a chi si cela dietro le pagine de Il paesaggio incantato. Per farlo, noi della redazione di Animaku abbiamo intervistato l’autrice stessa, cercando di scoprire come sia giunta a scrivere il volume di cui vi stiamo parlando.
Lidia Zitara inizia la sua carriera dalla passione per il giardinaggio, che nasce grazie a giardinaggio.it (sito leader del settore ancora oggi). È dalla sua community nasce il progetto che la coinvolgerà maggiormente: il forum La compagnia del giardinaggio.
Da qui Zitara si fa strada nel mondo del giornalismo e arrivando a scrivere per la maggior parte delle pubblicazioni locali della sua Calabria, spaziando dai giardini alla politica. Grazie al gruppo che frequenta La compagnia del giardinaggio conosce anche figure importanti, come Angelo Porcelli, istituzione nel campo della botanica italiana che ha anche contribuito alla realizzazione di questo testo.
Tuttavia, la sua passione per il mondo dell’intrattenimento giapponese di animē e manga nasce molto prima. Lei è una tra i tanti italiani ad essere cresciuti con classici come Baldios – Il guerriero dello spazio, La corazzata Yamato, Atlas UFO Robot e così via. Per dire, Zitara ha visto la prima proiezione cinematografica di Akira, il colossal dell’industria dell’animazione!
La gestazione de Il paesaggio incantato
Lidia Zitara ha anche vissuto in prima persona l’arrivo dei lungometraggi di Miyazaki in Italia, che inizialmente venivano pubblicati esclusivamente per l’home video in formato VHS. A proposito di questo, c’è un’aneddoto interessante al riguardo. Per noi oggi condividere un fermo immagine di un film è semplicissimo, due click ed è fatta. L’autrice ci ha raccontato come una cosa per noi così facile all’epoca fosse già un’impresa: bisognava stoppare il film sul tubo catodico, per poi fotografare lo schermo, sviluppare l’immagine (ovviamente in bianco e nero), scannerizzare la stampa e quindi caricare la scansione.
È proprio così, però, che lei ha condiviso l’immagine dell’Hotel Adriano da cui nasce l’idea alla base del libro. Infatti, da essa nacque un’accesa discussione su La compagnia del giardinaggio e da lì poi l’idea di un articolo sulla rappresentazione del paesaggio in Porco Rosso. Anni dopo, nel 2018, a Zitara viene proposto di scrivere Il paesaggio incantato a partire da quell’articolo, che però si sarebbe dovuto estendere a tutte le opere di Miyazaki.
Il progetto che è così progressivamente cresciuto, sulla base delle ricerche accumulate negli anni, dell’analisi di frame dopo frame, storyboard dopo storyboard. Complessivamente ha occupato cinque anni della vita della sua autrice e ha richiesto di esaminare una grande quantità di materiale, in parte importato direttamente dal Giappone.
Insomma, Lidia Zitara è una donna: poliedrica, la cui carriera tocca i più disparati ambiti del giornalismo, naturalmente irriverente e in un certo senso impavida. Una persona determinata, a volte spigolosa, ma che ha vissuto nell’idea romantica tipica del mondo dell’animazione giapponese secondo cui ogni cosa è possibile se si agisce con convinzione.
Opere analizzate ne “Il paesaggio incantato. I giardini segreti di Hayao Miyazaki”
Di seguito le opere dirette da Hayao Miyazaki affrontate da Il paesaggio incantato, nell’ordine in cui compaiono nello stesso:
- Heidi;
- Marco – Dagli Appennini alle Ande;
- Anna dai capelli rossi;
- Conan, il ragazzo del futuro;
- Il fiuto di Sherlock Holmes;
- Lupin III – Il castello di Cagliostro;
- Nausicaä della Valle del Vento;
- Laputa. Il castello nel cielo;
- Il mio vicino Totoro;
- Kiki – Consegne a domicilio;
- Porco Rosso;
- I sospiri del mio cuore;
- On Your Mark;
- La principessa Mononoke;
- La città incantata;
- Il castello errante di Howl;
- I racconti di Terramare;
- Ponyo sulla scogliera;
- Arietty – Il mondo segreto sotto il pavimento;
- La collina dei papaveri;
- Si alza il vento;
- Il ragazzo e l’airone. ⇑
#INBREVE
Il paesaggio incantato
Il paesaggio incantato è un testo intrigante che parla di Miyazaki e delle sue opere. Ovviamente, è indicato particolarmente per gli amanti sia del regista giapponese che di paesaggi e giardinaggio. Tuttavia non dovreste farvi limitare, poiché il libro merita una chance anche per chi è interessato solo a una delle due cose. Per esempio, la lista delle fonti, citata nell’introduzione è di per sé un ottimo punto di partenza per lo studio del lavoro di Miyazaki. Il testo ha sicuramente dei lati più spigolosi e che per alcuni potrebbero risultare difficili da mandar giù. Nonostante questo, secondo noi il libro merita ugualmente di essere letto, poiché i pregi superano comunque i difetti.