Jujutsu Kaisen 0, recensione: amore e maledizioni
L’opera-capolavoro ideata da Gege Akutami splende più che mai nel film prequel che narra le vicende di Yuta Okkotsu e della sua amata Rika Orimoto.
Esistono momenti che segnano, nel mondo dell’intrattenimento, le cosiddette “ere di passaggio”. Dalla rivoluzione del sonoro all’introduzione del 3D, qualsiasi transizione – piccola o grande che sia – ha generato una percezione diversa del prodotto audiovisivo.
L’arrivo nei cinema nostrani di Jujutsu Kaisen 0 doppiato in italiano (presentato in anteprima l’8 giugno del 2022 al cinema The Space Odeon di Milano, e uscito in 200 sale dal giorno dopo) rappresenta, per gli appassionati di anime, il passaggio dalla fruizione “sub only” dei prodotti di Crunchyroll a una nuova politica della piattaforma streaming americana, finalmente desiderosa di investire sull’eccellenza del doppiaggio nostrano, come dimostra anche la recente distribuzione sulla piattaforma della seconda stagione di Demon Slayer doppiata in italiano. Il film, che nel suo primo weekend ha surclassato per incassi un blockbuster di Hollywood come Jurassic World – Il dominio e sfiorato quelli di Top Gun: Maverick, dimostra come il responso del pubblico abbia cambiato definitivamente la percezione del prodotto animato giapponese, da sempre visto erroneamente come oggetto di culto di una nicchia. In particolare, l’esperienza di Jujutsu Kaisen 0 ha reso ancora più chiaro – come se ce ne fosse bisogno – che l’animazione nipponica si può sedere al tavolo dei grandi campioni di incassi dell’entertainment.
Distribuito nel nostro Paese da Dynit, Jujutsu Kaisen 0 che arriverà in una splendida edizione home video il 29 marzo è attualmente disponibile su Crunchyroll, sia in versione sottotitolata che doppiata in italiano. Ma quali sono le ragioni dietro al clamoroso successo di un film, per giunta spin-off di una serie sì popolare, ma non (ancora) consacrata nell’immaginario degli spettatori italiani? Proviamo a scoprirlo insieme.
La forza di un legame
Il film, tratto dal prequel dell’opera di Gege Akutami (pubblicato dallo stesso autore nel 2017 con il nome di Jujutsu Kaisen 0: Jujutsu High, un one shot da cui è nata la serie principale), racconta la storia di Yuta Okkotsu, giovane ragazzo introverso e silenzioso che, a causa di un tragico incidente, è costretto ad affrontare la perdita della sua amica d’infanzia e unica confidente, la piccola Rika Orimoto.
Come se il destino non fosse già stato abbastanza crudele con i due, Rika, in seguito alla propria morte, si trasforma in una maledizione; inoltre, la piccola diventa talmente potente da guadagnarsi il titolo di “Regina delle Maledizioni”. Attaccata all’anello che poco tempo prima aveva regalato a Yuta, l’ombra della ragazza inizia a perseguitare il suo amato, rendendolo una delle più grandi risorse (e minacce allo stesso tempo) per la comunità degli stregoni, a causa dell’enorme flusso di energia malefica scaturito da Rika stessa. Yuta, infatti, viene ammesso al primo anno dell’Accademia delle Arti Occulte di Tokyo su intercessione di Gojo Satoru (doppiato in italiano da Davide Fumagalli), con la promessa di utilizzare il potere del nuovo studente per sconfiggere le maledizioni più potenti e, nel caso Rika diventasse incontrollabile, di sbarazzarsi personalmente sia del livello speciale che del suo “padrone”.
La sottile metafora per cui il simbolo di un rapporto destinato a durare in eterno si trasforma in oggetto maledetto è solo il primo di tanti riferimenti al tema principale di Jujutsu Kaisen 0, ovvero l’importanza dei legami umani e la loro capacità di trascendere qualsiasi evento – persino la morte. Ancor più interessante, tuttavia, è come la connessione tra Yuta e Rika non sia necessariamente positiva all’interno del film. A riprova di ciò, il vincolo che impedisce alla ragazza di raggiungere la pace non rappresenta altro che il voler tenere in vita a ogni costo anche ciò che si dovrebbe lasciare andare, sostituendo la scelta più giusta con la propria egoistica volontà.
Basti pensare a Yuta, che, in maniera inconsapevole, desidera così ardentemente rimanere con Rika da impedirle il trapasso; nel corso del film, egli avrà la possibilità di realizzare come non sia lui a essere tormentato dal fantasma di Orimoto, ma è il giovane Okkotsu a perseguitare la memoria
della fanciulla. Solo questa presa di coscienza permetterà la definitiva “liberazione” di Yuta dai suoi demoni del passato dopo sei anni di sofferenza, mostrando il significato ultimo del legame tra lui e Rika. Ciò che unisce i due, infatti, è soprattutto un amore in grado di superare il tempo e ogni avversità a esso connessa.
La trama di Jujutsu Kaisen 0, scritta magistralmente da Akutami nel 2017, raggiunge tramite l’adattamento animato dello studio MAPPA la sua massima espressività. Alternando scene d’azione ad altre più riflessive, la sceneggiatura tiene il pubblico incollato alla poltrona per l’intera ora e quarantacinque minuti necessaria a completarne la visione.
È impossibile non guardare alla storia dello stregone in erba senza rivedere in lui tutte le nostre paure e ansie legate alla perdita e al lutto; siamo proprio noi che assistiamo allo spettacolo a cercare, insieme al protagonista, le risposte a quesiti da sempre irrisolti. La struttura del racconto, che enfatizza le tematiche del lutto e del dolore, della sofferenza e della volontà di riscatto, fa sì che, durante i titoli di coda – aspettate la scena post credits, mi raccomando, – più di uno spettatore versi qualche lacrima rivedendo nella liberazione di Yuta un sollievo ai timori universali più intimi. Oltre a essere un mero prequel, il capitolo 0 della famosa serie di Akutami racchiude in sé tutto quello che ha voluto trasmettere anche successivamente, nel narrare le vicende di Yuji Itadori e dei suoi compagni dell’Istituto di Arti Occulte di Tokyo. Le maledizioni nascono dai sentimenti umani, perché della loro negatività si nutrono, ed è impossibile liberarsene senza risolvere le proprie ansie e paure nascoste, pronte ad attaccare al primo momento di debolezza.
Una storia corale
Jujutsu Kaisen 0 non è soltanto la storia di Yuta e Rika: ciò che impreziosisce ancora di più il lavoro di MAPPA sono i personaggi carismatici e dal forte impatto che si incontrano durante il lungometraggio, e che, tranne alcuni sporadici momenti, nella serie principale hanno (ancora) trovato poco spazio.
Esempio lampante è la figura di Maki Zenin (doppiata dalla bravissima Elisa Giorgio), compagna di corso del giovane Okkotsu. La ragazza appartiene all’importante clan Zenin e, a causa della sua impossibilità nel vedere le maledizioni senza gli speciali occhiali, viene continuamente derisa e maltrattata dalla sua famiglia. Tuttavia, Maki, nel corso del film, si dimostra più di una volta un’eccezionale studentessa, e la sua forza – fisica e interiore – compensa qualsiasi dote innata non acquisita alla nascita, permettendole di fare breccia nel cuore degli spettatori grazie alla sua straordinaria tenacia e forza di volontà.
Lo stesso si può dire di Inumaki (doppiato per il film da Stefano Pozzi) e Panda (con la voce italiana di Matteo Brusamonti), personaggi di grande spessore in grado di regalare al pubblico svariati momenti esaltanti. Ma è chiaramente il rapporto tra Suguru Geto e Gojo a rendere speciale il lungometraggio prequel di Jujutsu Kaisen, la cui serie principale dava ancora poco spazio alla relazione tra i due stregoni. Amici di vecchia data separati a causa delle scelte di vita del primo, essi incarnano la seconda coppia-dicotomia del film. Se, da un lato, Yuta e Rika sono la rappresentazione metaforica del legame tra la vita e la morte, tra il ricordo e il tormento, Gojo e Geto mostrano gli estremi opposti dell’ambizione umana: entrambi sono stregoni dal grande talento e hanno grosse aspirazioni, condividendo un ideale di cambiamento necessario nel mondo. La differenza tra i due consiste nel fine delle loro azioni; il comune desiderio di rovesciare l’ordine attuale delle cose è mosso da sentimenti diversi, in quanto Gojo vorrebbe semplicemente ribaltare la società degli stregoni, considerata antiquata e bisognosa di rinnovamento, mentre Geto punta a un’evoluzione completa del genere umano, che metta gli stregoni in primo piano e li renda la “specie dominante”, essendo da lui ritenuti superiori ai “semplici” umani (o “scimmie”, come vengono definiti da lui stesso).
Nemmeno di fronte a una così evidente differenza di valori i due amici riescono totalmente a odiarsi, e il loro rapporto, complesso e stratificato – anch’esso “trascendente”, come quello di Yuta e Rika – permette al pubblico di scoprire nuovi lati della personalità di Gojo, da sempre ammaliante per l’aura di mistero che lo circonda.
Il fascino del mondo di Jujutsu Kaisen – che emerge particolarmente durante il film prequel sulle vicende di Yuta – è ravvisabile proprio nella caratterizzazione dei personaggi. Oltre a un’estetica ricercata e dal forte impatto, essi hanno una psicologia complessa, a volte difficile da comprendere, ma sorprendente per chi ricerca uno scavo profondo nell’interiorità del personaggio, elemento fondamentale della narrativa raffinata, stratificata ed elegante del lavoro di Akutami.
Il meglio dell’industria anime
Sin dalla sua fondazione, lo studio MAPPA ci ha sempre regalato prodotti animati di pregiata fattura, rimanendo sempre all’avanguardia, sia dal punto di vista estetico, che di quello delle tecnologie adottate nelle loro opere – basti pensare all’incredibile lavoro svolto con la prima stagione di Chainsaw Man, sicuramente destinata a cambiare la nostra percezione dell’industria anime.
Di certo Jujutsu Kaisen 0 non è da meno: i livelli delle animazioni della prima stagione della serie regolare sono stati mantenuti anche nel prequel, e, anzi, le transizioni appaiono persino più curate e fluide, con scene action che godono di un dinamismo e di una cura per il dettaglio maniacale. La colonna sonora, affidata al trio composto da Hiroaki Tsutsumi – già famoso per aver lavorato alle musiche di Dr. Stone e Koikimo, tra gli altri, – Yoshimasa Terui e Alisa Okehazama, è elegante, raffinata e mai invadente, portando per mano lo spettatore per tutta la durata della pellicola e guidandone le emozioni senza diventare didascalica o pedante. Inoltre, la canzone composta per i titoli di coda del film, la stupenda Sakayume della famosa rock band giapponese King Gnu, è un pezzo di rara bellezza, che comunica tutta la gioia, tenerezza e nostalgia di un film che, prima di tutto, ha voluto raccontare la forma più pura e genuina di amore tra esseri umani.
La straordinaria produzione dietro a Jujutsu Kaisen 0 dimostra quanto film come questo rappresentino il meglio dell’industria anime contemporanea, alzando sempre di più l’asticella e giovando a una industry che ha sempre più bisogno di operazioni del genere per trascinarsi fuori dalle crisi degli ultimi decenni. Se da un lato, infatti, preoccupano le condizioni a cui sono sottoposti gli animatori, costretti a orari di lavoro impossibili e soggetti a periodi di “crunch” intensi e massacranti (con dei risultati spesso non brillantissimi e anche criticati giustamente dalle community), la speranza è che piccoli capolavori anime come l’adattamento del volume prequel della storia di Akutami possano invece regalare ai professionisti del settore l’impressione che tutti gli sforzi vengano ripagati, non solo in termini di qualità del prodotto, ma anche di incassi.
Il film, oltre al già citato importante risultato in Italia, è stato un successo in tutto il mondo, e in Giappone si è assicurato una posizione tra gli 80 lungometraggi con maggiori introiti della storia al cinema. Questo è solo uno dei motivi che rende il film diretto da Sunghoo Park una delle opere più importanti degli ultimi anni nel mondo anime, e che col tempo potrà essere ricordata come una delle perle che hanno impreziosito il valore di un franchise unico e inimitabile come Jujutsu Kaisen.
#INBREVE
JUJUTSU KAISEN 0 IN BREVE: UN CLASSICO ISTANTANEO
Jujutsu Kaisen 0 rappresenta l’ennesimo capitolo riuscito di un’opera che, più passa il tempo, meno sembra decisa ad abbassare il suo livello di popolarità. Gege Akutami ha creato un universo dinamico, dove ogni personaggio ha una personalità unica e straordinaria, e il sodalizio con lo studio MAPPA che ne anima le idee si dimostra quantomai fruttuoso. Tra scene commoventi e d’azione, il film che racconta la storia di Yuta Okkotsu è uno tra i lungometraggi più riusciti nella recente storia dell’animazione giapponese cinematografica, rappresentando sia un must per i fan di vecchia data, sia un ottimo punto di partenza per coloro che vogliono entrare per la prima volta nel mondo di stregoni e maledizioni, finendo ammaliati dalla sua bellezza.
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