Clair Obscur: Expedition 33 – luci e ombre

Una figura si staglia nel cielo lontano, titanica e inesorabile. Dietro di lei un monolite, un simbolo brilla su di esso. Un gesto della mano e il simbolo cambia: 33. È il numero della nostra condanna.
Clair Obscur: Expedition 33 è un titolo che ha suscitato non poca curiosità. L’opera prima dello studio francese SANDFALL Interactive insieme a Kepler Interactive era arrivato con la promessa di una trama avvincente e un nuovo modo di vedere gli RPG. Quando ci eravamo avventurati nelle terre inospitali del Continente la prima volta, lo avevamo paragonato a una prima bozza di un’opera di avanguardia. Ci siamo tornati, questa volta con lo scopo di conoscere l’opera completa. Questa è stata la nostra spedizione.
Chiaro: la città di Lumiére
La prima cosa che abbiano potuto vivere nella nostra seconda visita del mondo di Clair Obscur è la città di Lumiére durante il prologo. Prendere parte al Gommàge, la cerimonia di saluto delle persone che stanno per essere cancellate dalla Pittrice, è un momento di grande intensità emotiva, che restituisce vita alla narrazione come elemento cruciale degli RPG. Se dalla nostra prima esplorazione sapevamo solo che Gustave aveva perso la sua amata da un piccolo trailer iniziale, questa volta abbiamo potuto vivere in prima persona il festeggiamento dolceamaro dell’estremo saluto di Lumiére.
Tra le strade gremite di gente e decorate di fiori, bambini hanno trascorso gli ultimi momenti con i loro genitori, amanti si sono concessi un ultimo abbraccio sulle rive del mare, guardando da lontano l’inesorabile Pittrice porre fine a centinaia di vite con un gesto della mano. Più di tutto, ci ha donato un momento per conoscere gli Spedizionieri, non come ultimo baluardo dell’umanità ma come persone, costrette da un destino crudele a dire addio alla loro vita per offrire il loro ultimo anno alla speranza del futuro.
“Domani Arriva” in Clair Obscur
Il tema del credere nel futuro è cruciale per comprendere il senso di Clair Obscur: Expedition 33. Dopo il Gommàge, durante la festa di partenza degli Spedizionieri, abbiamo avuto modo di approfondire i personaggi e le loro motivazioni. Con un Gustave in lutto per la perdita della sua amata ci potremo aggirare per il banchetto in onore degli spedizionieri e conoscere meglio quelli che saranno i nostri futuri compagni di viaggio.

Così ad esempio scopriremo il desiderio bruciante di Lune di comprendere il perché esistano la Pittrice e i Nevron, i mostri creati dal suo pennello impietoso. Oppure del senso di non-appartenenza di Maelle, che non vede una casa in Lumiére e per questo si unisce alla spedizione molto prima del suo ultimo anno di vita. O ancora, nella volontà di debellare le minacce all’umanità di Sciel. Anche questa volta, sono le relazioni di Gustave a dare il senso più intimo della spedizione di Clair Obscur.
Così ci troviamo con i suoi allievi, un manipolo di orfani da lui cresciuti a cui affida il futuro del suo laboratorio di ingegneria e il funzionamento della stessa Lumiére in un commovente addio. Oppure con la sorella di Gustave, sindaco della città e contraltare del desiderio di Gustave di salvare l’umanità anche a costo della sua vita, che ci offre i pezzi mancanti per comprendere il grande dolore che questo personaggio si porta dietro.
Insomma, all’alba della nostra partenza per il Continente, di una cosa siamo certi: il motto degli spedizionieri “Domani Arriva” non è solo un effetto drammatico in Clair Obscur, ma un vero urlo disperato di un’umanità agli sgoccioli, l’ultimo colpo di reni per far si che, almeno per chi si ama, un futuro esista.
Scuro: la perdita e la disperazione
Tutta la luce e l’umanità del preludio di Clair Obscur: Expedition 33 non basta però a prepararci a quello che ci aspetta nel continente. Per quanto fossimo già consapevoli del dolore e della ferocia che ci avrebbero aspettato dalla nostra prima spedizione, l’inizio della spedizione vera e propria è stato comunque un colpo al cuore.
Tra le contorte vie delle città in rovina o nelle aree selvagge tra un dungeon e l’altro, l’atmosfera di Clair Obscur resta opprimente anche per chi come noi dovrebbe già sapersi orientare. Anzi, il fatto di conoscere meglio i personaggi e di poterli osservare interagire dona al gioco una dimensione di angoscia ulteriore. Forzati a sopravvivere in un mondo che non li desidera per portare avanti una missione senza speranza, ciascuno dei personaggi appare come intrappolato nel labirinto della propria mente.
Non abbiamo infatti solamente la disperazione e i timori di Gustave, ma anche gli incubi di Maelle, le cui visioni di Renoir e di una donna misteriosa ci perseguitano durante tutto il gioco. Non sono solo le ambientazioni del Continente di per sé ad essere opprimenti: l’intera costruzione del gioco ci porta più volte a perdere la speranza, a pensare di non farcela e che la nostra missione avrà come unico risultato la nostra sconfitta.
Clair Obscur, stringere i denti e andare avanti

I videogiochi spesso e volentieri ci mettono di fronte alle nostre emozioni negative. È un processo di catarsi indotta, di immedesimarci nel personaggio che controlliamo per ottenere una catarsi personale. Altre volte invece, i giochi sono solo un monito che certe emozioni non si possono “pulire” così facilmente dalla nostra coscienza, ci fanno sentire come una tavolozza incrostata i cui colori non ci lasceranno mai del tutto.
Clair Obscur: Expedition 33 cerca di fare entrambe le cose, senza risparmiare colpi e senza avere timore di farci immergere nell’abisso del fatalismo, come da buona tradizione delle arti francesi. Più che nei riferimenti alla Belle Époque, alla pittura francese, alle caratteristiche (alle volte anche un po’ stereotipate) della sua cultura come mimi, baschi e vino rosso, questo gioco prende dalla storia dei creativi del suo paese il coraggio di farci vivere un’esperienza sinceramente traumatica ed opprimente.
Anche dopo l’ennesimo boss sconfitto, attacco Nevron parato perfettamente o nuova skill acquisita, non ci sentiamo mai davvero come se fossimo al sicuro, basta un momento di distrazione ed è finita, sicuramente anche complice il sistema di combattimento, fatto di parate, schivate e attacchi da coordinare perfettamente che richiede la nostra attenzione e non risparmia nemmeno alla difficoltà più bassa. Per quanto opprimente e spesso sconfortante, giocare a Clair Obscur ci lascia sempre con un senso di voler tenere duro, di farci strada tra le ombre del Continente e portare a termine la nostra spedizione. O come direbbero gli Spedizionieri, “Noi Continuiamo”.
Clair Obscur è il gusto di osare
Se cercate un gioco che sia un semplice svago, non c’è niente di male. Sappiate però che non sarà quello che troverete se vi vorrete imbarcare insieme agli Spedizionieri. Per quanto si migliori, il gioco non riesce a non lasciare un costante senso di amarezza, un continuo crollo delle proprie sicurezze, di Spedizionieri o di gamer. Se ci dovessero chiedere se Clair Obscur sia un gioco bello, non sapremmo davvero cosa rispondere senza dare una risposta incerta, una sfumatura (anzi, un chiaroscuro) di quello che si prova giocandolo.
Clair Obscur non ha paura di non piacere, e come un film della Nouvelle Vague osa, si spinge oltre i limiti della convenzione degli RPG e del mondo stesso del gaming. Forse non si tratterà dell’esperienza più piacevole della vostra vita, ma in un momento in cui anche i videogiochi a volte ci sembrano persi, incapaci di restituirci delle vere emozioni, titoli come questo possono aiutarci a ricordare che a volte l’intrattenimento non deve solo divertirci, ma anche scuoterci nel profondo.
#INBREVE
Un gioco di luci e ombre
Tra tutti gli annunci e l’attenzione, Clair Obscur: Expedition 33 aveva costruito una discreta aspettativa nel mondo videoludico. Come il suo stesso titolo suggerisce troviamo un chiaroscuro di elementi, alcuni incredibilmente brillanti e altri un po’ più adombrati.
Quello che la Spedizione lascia è proprio questo senso di mescolanza, di scale di grigi, di poche certezze e a tratti anche un senso di amaro in bocca. Quello che dovrebbe fare un’avanguardia.
Classe ‘98, Filippo Recaneschi ama scavare nel profondo della Pop Culture e dei suoi prodotti. Ama ancora di più condividerla e raccontarla senza stereotipi.