Black Myth: Wukong – l’immortalità di un mito
Ci troviamo sulle nuvole a combattere con un nemico molto forte. Siamo colui che ha cercato e raggiunto l’immortalità, il Re Scimmia Sun Wukong. Una volta finito lo scontro però, ci risvegliamo nei panni di un giovane Predestinato e da qui ha inizio il nostro viaggio.
Il vento soffia tra le cime delle montagne, mentre ci aggiriamo con passo cauto tra le rovine di un’antica fortezza. La luce del tramonto tinge di rosso le rocce e le ombre danzano intorno a noi. Il mondo sembra vivo, quasi palpabile, come se potessimo sentire ogni singolo granello di polvere muoversi nell’aria. La nostra pelle è percorsa da brividi d’attesa. Abbiamo sentito parlare di questo luogo: leggende narrano di un Re Scimmia, un essere antico che possiede poteri inimmaginabili. Ed è proprio qui, in questo mondo ispirato a racconti mitologici e lontani, che ci ritroviamo, protagonisti di un’avventura che ci cambierà per sempre: Black Myth: Wukong.
L’inizio del mito
Entriamo in scena non come eroi, ma come viaggiatori ignari. Il mondo di Black Myth: Wukong si apre davanti a noi come una storia antica, scolpita nel tempo. Appena avviato il gioco, ci troviamo immersi in un universo che emana mistero. L’ambiente è un intreccio di natura e leggenda, foreste fittissime che nascondono segreti e creature che paiono uscite direttamente dalle pagine del “Viaggio in Occidente”. Durante il Prologo impersoniamo Sun Wukong, il Re Scimmia, la figura mitica e potente che è al centro di tutto. E subito ci rendiamo conto che non è solo un personaggio, ma un simbolo di astuzia, forza e ribellione.
Non appena iniziamo a muoverci nei suoi panni, è come se un potere antico si risvegliasse dentro di noi. Wukong è agile, veloce, e la sua maestria nel combattimento ci lascia senza fiato. Un attacco leggero seguito da una schivata acrobatica e un colpo di bastone devastante: è un balletto letale che trasforma ogni duello in un’opera d’arte. Lo scontro termina apparentemente a nostro svantaggio. Si chiudono gli occhi di un Re Immortale, si aprono quelli di un giovane viaggiatore, che parte per recuperare le reliquie del Re Scimmia. Siamo pronti, ci chiamano “Il Predestinato” e comincia così il nostro viaggio.
Un mondo vivo e pericoloso
Mentre ci addentriamo nel gioco, ci rendiamo conto di una cosa: questo mondo non è solo uno sfondo, è un personaggio esso stesso. La foresta si muove con noi, gli alberi sembrano osservarci mentre ci avviciniamo a un nuovo nemico. Ogni angolo, ogni ruscello, ogni montagna nasconde qualcosa. Black Myth: Wukong ci sorprende continuamente con la sua attenzione ai dettagli. Ci fermiamo per un momento e osserviamo una cascata scintillante, ma sappiamo che dietro quella bellezza potrebbe nascondersi una creatura spietata, pronta a farci a pezzi. Ci torneremo più avanti attratti dalla curiosità.
Le creature che incontriamo non sono semplici nemici: sono manifestazioni mitologiche, ognuna con una propria storia e un proprio scopo. I combattimenti non sono mai scontri banali, ma vere e proprie sfide che ci obbligano a pensare, a osservare, a capire il ritmo della battaglia.
Il potere della trasformazione
E poi c’è il potere che fa del Predestinato un vero e proprio mito: la trasformazione. Non siamo legati a una forma, a un corpo fisso. Possiamo diventare ciò che vogliamo. Questa è la chiave del gioco, il meccanismo che lo distingue da ogni altro titolo simile. Ci trasformiamo in un insetto per spiare un nemico, in una volpe per muoverci più rapidamente o persino in un mostro per combattere alla pari con avversari enormi. Questo sistema ci dà una libertà inimmaginabile, permettendoci di adattarci a ogni situazione, di affrontare ogni sfida con astuzia e ingegno.
Ricordiamo ancora la prima volta che ci siamo trasformati in un piccolo insetto. Era un momento cruciale: dovevamo infiltrarci in una zona nemica. Invece di affrontare decine di guardie, abbiamo scelto di diventare una mosca. Volando inosservati tra le torce e le vie, ci siamo resi conto di quanto questo gioco ci offra soluzioni creative per ogni problema, anche se alla fine siamo costretti a menare le mani. Non c’è mai un solo modo di vincere, e questo rende ogni sfida nuova e affascinante.
Un combattimento che esige rispetto
Ma non possiamo parlare di Black Myth: Wukong senza menzionare il sistema di combattimento, una vera e propria danza tra vita e morte. Ogni colpo, ogni schivata, ogni parata ha un peso tangibile. I nostri avversari non sono lì per farsi sconfiggere facilmente. Ogni nemico ha una propria personalità, un set di mosse unico e, spesso, ci costringe a ripensare completamente la nostra strategia. Se pensavamo di poter avanzare a colpi di bastone e pura forza bruta, ci sbagliavamo di grosso.
Prendiamo, ad esempio, la battaglia contro il Loong Rosso, una delle prime sfide che ci ha fatto capire quanto sia importante rispettare ogni avversario. Ci troviamo in una zona oscura, le stalattiti pendono minacciose sopra di noi. Il Drago emerge dall’ombra, volando, le sue squame riflettono la luce tremolante dell’ambiente. I suoi movimenti sono lenti ma carichi di potenza. Ogni suo attacco è una scossa che ci costringe a spostarci rapidamente. Non si tratta solo di evitare i colpi: è necessario leggere i suoi movimenti, capire quando attaccare e quando arretrare. Abbiamo perso diverse volte prima di riuscire a trovare il nostro ritmo, ma quando finalmente siamo riusciti a schivare il suo attacco mortale e a colpire con precisione, la soddisfazione è stata immensa.
Storia e narrazione: un viaggio epico
Non è solo l’azione a tenerci incollati allo schermo. La narrazione di Black Myth: Wukong è profonda e coinvolgente. Ogni personaggio che incontriamo, ogni angolo del mondo, ci racconta una storia. È un gioco che non si limita a mostrarci la mitologia, ma ce la fa vivere. Sun Wukong non è solo un guerriero, è un personaggio complesso con un passato travagliato, un essere divino che ha sfidato le divinità stesse e che ha cercato la sua redenzione.
I dialoghi sono pochi, ma incisivi. C’è sempre un alone di mistero, come se ogni personaggio sapesse qualcosa che noi ignoriamo, qualcosa che scopriremo solo alla fine del nostro viaggio. Ed è proprio questo che ci spinge a continuare. Non è solo il desiderio di diventare più forti o di sconfiggere nuovi nemici, ma la voglia di scoprire cosa si cela dietro ogni porta chiusa, dietro ogni montagna lontana.
Sogno o son desto?
Black Myth: Wukong è visivamente mozzafiato. Ogni paesaggio, ogni creatura, ogni dettaglio è realizzato con una cura maniacale. L’Unreal Engine 5 dà vita a un mondo che sembra quasi reale. Quando la luce del sole attraversa le foglie di un albero, possiamo quasi sentire il calore sulla nostra pelle. Le animazioni di Wukong sono fluide, dinamiche e ci fanno sentire davvero il peso dei suoi movimenti. Al netto di alcune imperfezioni minime sull’illuminazione ambientale e qualche texture poco definita, ci sentiamo davvero all’interno di un sogno.
Gli effetti visivi durante le battaglie sono spettacolari: il fumo che si alza dai colpi potenti, le scintille che volano quando il bastone del Predestinato colpisce una roccia, il modo in cui l’acqua si increspa quando ci immergiamo in un fiume. È un’esperienza sensoriale che ci trasporta completamente in un mondo lontano.
Immortale
Alla fine del nostro viaggio, ci fermiamo un attimo, il bastone ancora saldo tra le mani. Guardiamo indietro e ci rendiamo conto di quanta strada abbiamo percorso. Black Myth: Wukong non è solo un gioco, è un’esperienza mitologica che ci ha trascinato in un mondo epico, pieno di sfide, misteri e leggende. È un’avventura che mette alla prova la nostra abilità e la nostra intelligenza, ma che ci ripaga con momenti indimenticabili.
Se siete alla ricerca di un titolo che vi faccia sentire parte di una leggenda, che vi faccia vivere l’epica di un mito antico, allora preparatevi a impugnare il bastone e a entrare nel mondo di Black Myth: Wukong. Noi lo abbiamo fatto e non ne siamo più usciti.
Se anche voi volete entrare nella terra delle leggende, potrebbe essere una buona idea prepararsi al viaggio scoprendo qualcosa sull’attrezzatura che avrete.
#INBREVE
Dall'immortalità alla redenzione
Ci siamo messi sui passi del Re Scimmia Sun Wukong. Abbiamo attraversato foreste, deserti, valli innevate e affrontato numerosi pericoli. Black Myth: Wukong è un lungo viaggio tra mitologia e storia che ci ha fatto sognare, sudare e gioire.
Come ogni viaggio che si ama, giunti al termine ci ha lasciato il dispiacere di averlo finito.
Cresciuto sulle ginocchia di papà davanti a Turok e Tomb Raider.
Ambizioso sognatore, promotore di storie.
Grazie ai videogiochi ho vissuto milioni di vite.
Grazie a manga e anime ne sono stato spettatore.